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railwaymilano la società anonima degli omnibus

Oggi vi raccontiamo una storia che risale a prima di ATM, quando i tram erano trainati dai cavalli e Piazza Duomo aveva ancora le rotaie… Sì, perché oggi la protagonista di RAILWAYMILANO, la nostra rassegna dedicata alla storia dei mezzi pubblici meneghini, è la Società Anonima degli Omnibus!

C’era una volta la SAO, altrimenti nota come la Società Anonima degli Omnibus. Questa società venne ufficialmente fondata nella città meneghina il 28 giugno 1861 (stesso anno della proclamazione del Regno d’Italia) da tale Emilio Osculati e si occupò della gestione dei mezzi pubblici di Milano fino agli anni Venti del Novecento.

stemma_sao

Ma quale mezzo di trasporto pubblico usavano i milanesi, all’epoca?
Dopo la sua fondazione, la SAO organizzò innanzitutto tre linee di omnibus, attive già dal 1 gennaio 1862. Ma che cos’è un omnibus?

omnibus

L’omnibus non era di certo una novità, nel XIX secolo: il primo comparve in Francia nel 1662 e non era altro che una carrozza trainata da due o quattro cavalli, capace di servire una decina di persone per volta. All’epoca questo mezzo non convinse per niente i francesi, tan’’è che ricomparve a Parigi un secolo e mezzo più tardi, nel 1826: nel frattempo la società era cambiata parecchio e sentiva la necessità di una simile carrozza ad uso pubblico, cosicché si diffuse rapidamente, approdando anche in Italia.

Nella nostra penisola il primo omnibus venne inaugurato nel 1835 e percorreva la tratta Torino-Rivoli, mentre invece a Roma una linea di omnibus fu attiva a partire dal 1845. Milano dovrà aspettare il 1862, proprio con la Società Anonima degli Omnibus: si partì con tre linee, ma nel 1865 erano già undici.

Successivamente gli omnibus vennero chiamati “broom” (da “Brougham”, un tipo di carrozza nato in Scozia e parecchio in voga durante l’Età Vittoriana), in italiano “brum”: da qui il vocabolo “brumista“, che in italiano indicava proprio il vetturino delle carrozze per il trasporto pubblico.

Sant'ambrogio_brumista

Ma torniamo alla SAO. La società contava due stabilimenti, uno a Porta Venezia (Via Spallanzani/Via Melzo/Via Sirtori) e l’altro a Porta Volta: pensate che entrambe ospitavano più di 400 cavalli! Incredibile, se pensiamo a quanto sia difficile al giorno d’oggi avvistare anche un solo cavallo, capace di attirare l’attenzione di tutti anche con il solo rumore degli zoccoli!

E la tariffa di un omnibus, invece? Di quanto era?
Questo dipendeva dal percorso: le tratte dal centro alla periferia costavano 10 centesimi, mentre invece quelle dalle stazioni dei treni al centro della città erano più costose e ammontavano a 25 centesimi.

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Successivamente, per stare al passo con il resto del mondo, gli omnibus vennero sostituiti dalle prime tranvie a cavalli: si trattavano comunque di carrozze trainate da cavalli, con la differenza che si muovevano su linee ferrate. Insomma, una sorta di tram a trazione ippica, chiamati anche “ippovie”.

La prima tranvia a cavalli era attiva addirittura già nel 1795, in Inghilterra, ma in Italia la prima fu inaugurata nel 1872 a Torino, seguita poi da quella di Napoli e di Trieste. La prima ippovia di Milano, invece, fu anche tra le prime extraurbane, in Italia, e venne attivata dalla SAO nel 1876: era la tranvia Milano-Monza.

tranvia milano-monza

Nel decennio successivo, in occasione dell’Esposizione Nazionale di Milano del 1881, la Società Anonima degli Omnibus attivò ben quattro linee che collegavano il Duomo a Porta Venezia (l’esposizione si teneva all’interno dei Giardini Pubblici), Porta Ticinese, Porta Principe Umberto (oggi abbattuta, ma che oggi sarebbe stata in Piazza Repubblica) e Foro Bonaparte. Terminato il grande evento, vennero attivate anche la Milano-Affori (1882) e la Milano-Corsico (1884).

Grazie a queste tranvie, il traffico cittadino si fece sempre più rilevante: nel 1885 le linee urbane trasportarono ben 23 milioni di passeggeri!
Questo dato segna un grande traguardo, ma anche la fine di un’epoca: infatti fu necessario passare dalla trazione a cavallo a quella elettrica. Questa esigenza segnò il declino della SAO a favore della Società Edison (che già nel 1883 aveva permesso di illuminare la Galleria Vittorio Emanuele II e il Teatro alla Scala).

tram edison

Come si conclude la storia della Società Anonima degli Omnibus?
Per quanto pittoresche (o almeno, così le avremmo definite al giorno d’oggi), le tranvie a cavallo diventarono obsolete già prima dell’avvento del XX secolo. La Edison sostituì la SAO nella gestione dei mezzi pubblici ed introdusse i tram a trazione elettrica nel 1895, dopo una prima linea sperimentale nel 1892. Progressivamente, la SAO cedette alla Edison prima le linee della rete urbana, infine di quella extraurbana. Tuttavia proseguì nella sua funzione fino al 1928 come SAOV (Società Anonima Omnibus e Vetture), nel settore del trasporto privato e comunale.

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Cosa rimane oggi della SAO?
Al Museo della Scienza e della Tecnica potete ancora ammirare un tram a cavalli della SAO (modello del 1885), mentre invece in Via Sirtori n° 26 e 32 si possono riconoscere tre scuderie del deposito di Porta Venezia.

omnibus museo scienza

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12 marzo 2018

Vanessa Maran

Web Content Editor – Graphic DesignerVedi profilo >

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