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00/10 Km: Dai Giardini Pubblici al Castello buttando un occhio ai grattacieli

Pronti per la partenza? Siete in Corso Venezia, una delle più belle strade della città… Splendidi palazzi sulla vostra destra si affacciano su questi altrettanto splendidi giardini… i Giardini Pubblici Indro Montanelli.
Al di là della cancellata e dietro alle fronde di queste secolari e magnifiche piante, si nasconde un edificio rosato in stile Neogotico. E’ il primo Museo Civico di Milano, il Museo di Storia Naturale.
I Giardini Pubblici, così i milanesi li hanno chiamati per 200 anni, rappresentano il primo esempio di parco “pubblico” cittadino. Oggi, la targa sulla cancellata recita così: “Giardini Pubblici Indro Montanelli” in onore di un famoso giornalista milanese scomparso una quindicina di anni fa che, molti anni prima, proprio fuori da uno degli ingressi di questi giardini, fu vittima di un atto terroristico intimidatorio da parte delle Brigate Rosse… All’interno del giardino, Montanelli lo trovate ancora seduto, con la sua inseparabile macchina da scrivere sulle sue ginocchia.
Un tempo questa zona era ricca di orti e campi ed era attraversata da una fitta rete di corsi d’acqua che ancora oggi caratterizzano il parco. Venne allora chiesto ad un famoso architetto di disegnare tutti i percorsi e la piantumazione degli alberi e dei fiori, un certo Giuseppe Piermarini, molto famoso a Milano in quel tempo! Il Piermarini progettò un giardino così detto alla francese ricco di prospettive e punti di vista, integrato poi, dall’architetto Giuseppe Balzaretto, poco più tardi, con zone d’acqua e di sosta tipiche invece dei giardini all’inglese. Ciò che ne risulta è un luogo splendido, ideale per il gioco, perfetto per passeggiare lungo i sentieri di ghiaia, alcuni molto ombreggiati e freschi e altri, soleggiati, costeggiano grandi distese d’erba dove è bellissimo sdraiarsi in primavera a godersi le prime giornate di sole… Per non parlare dei corsi d’acqua e del laghetto… una meraviglia!
Vedrete che, senza star troppo ad aguzzare la vista, vi appariranno diverse specie di anatre e, se guardate bene, nell’acqua ci sono delle carpe gigantesche che nuotano indisturbate tra le zampette veloci delle papere. Se siete fortunati potrete vedere anche delle tartarughe che si riposano sulla riva!
Una volta c’erano anche i cigni bianchi e neri ma oggi non ne si vedono più, ma chissà, magari un giorno torneranno anche loro! È davvero piacevole passeggiare per i viali e, se avete dei bambini, di certo, non si annoieranno. I giardini dispongono di 3 aree gioco che soddisfano certamente tutte le età, oltre ad una giostra e ad una zona autoscontri sempre molto gettonata… per non parlare del mitico trenino che viene condotto, da sempre, dal medesimo “capotreno”… impossibile potergli dare un’età!
Per chi ama la botanica questo è certamente un luogo perfetto… Vi sono alberi secolari e, se prestate attenzione, i nomi di tutte le piante, li vedrete scritte su apposite maschere segnaletiche!

A destra tra i palazzi, l’ingresso ad arco ad una piccola via (Via Salvini) del centro e statue e palazzi e sui tetti ancora statue! Procedete e, prima del grande crocevia, sulla vostra sinistra, dentro al parco, ecco la cupola del Planetario.
È il Civico Planetario Ulrico Hoepli. Innanzi tutto diciamo subito che questo splendido edificio fu fatto costruire e poi donato alla città di Milano dallo svizzero che ne diede il nome, Ulrico Hoepli che, nel maggio del 1930 scriveva così: “Alla generosa Milano, mia patria di adozione, dono, con animo riconoscente, il Planetario”.
È il più grande d’Italia e, nel corso degli anni, passò momenti di vera e propria magnificenza. L’architetto che ne progettò la forma e ne conferì lo stile neoclassico fu Piero Portaluppi, professionista molto famoso nell’ambito residenziale milanese soprattutto tra le due guerre.
L’edificio ha una pianta ottagonale e le dimensioni della sala di proiezione (quasi 20 metri) favoriscono una capienza di quasi 400 posti a sedere. Pensate che, in un anno, tra visitatori saltuari e scolaresche, il Planetario conta più di 100.000 spettatori!
Alla base della cupola è presente inoltre un profilo della città di Milano, così come era nel 1930: è visibile per esempio il Duomo, ma non tutti i nuovi edifici e grattacieli costruiti successivamente… quelli li vedrete voi stessi, man mano che proseguirete nel percorso… probabilmente non con il cielo stellato, ma certamente molto più realistici!

Davanti a voi, Porta Venezia. Questi due edifici quadrati, circondati su tre lati da porticati, sono gli antichi caselli daziari, ovvero il luogo dove avveniva la riscossione dei dazi nei confronti di chi, con merci o senza merci, voleva entrare in città. Essi infatti erano collegati anticamente da un cancello che delimitava il territorio urbano rispetto alla campagna. Era questa la Porta Orientale della città, oggi Porta Venezia, concepita dal Piermarini senza l’architettura della vera e propria porta, ma solo con queste due monumentali architetture.
Fu da quest’ingresso, proprio da Porta Venezia, che entrò Lorenzo, “o come dicevan tutti Renzo”, dei Promessi Sposi, quando si precipitò a Milano alla ricerca della sua Lucia, quando, davanti ai suoi occhi, gli si presentò l’orribile spettacolo della peste a Milano!
Ma torniamo ai nostri caselli: dopo molti anni di abbandono, nei primi anni del XXI secolo sono stati finalmente restaurati dall’Associazione Panificatori Pasticceri ed Affini di Milano Monza Brianza e Province e pensati come luogo di promozione della “cultura del pane”. Il casello ovest, conosciuto anche come “casa del pane”, ospita una sezione della Biblioteca Sormani dedicata alle tematiche agroalimentari, con una particolare attenzione al pane. Si tratta della più importante collezione di settore in Italia e riunendo i Fondi Luraschi, Marinoni e la Raccolta Buonassisi, contiene circa 6000 titoli di cui 3100 monografie. Sempre nel casello ovest, il Piccolo Museo del Pane espone attualmente 5 antichi macchinari per fare il pane e un percorso dell’Accademia della Crusca, con schede che raccontano la storia del pane.

Ora girate a sinistra. Una lieve salita, alla quale seguirà una lieve discesa, vi segnalerà che siete sui bastioni e più precisamente: i Bastioni di Porta Venezia. Prima di tutto spieghiamo subito cosa si intende con il termine “bastioni”: va detto subito infatti che è un accrescitivo del termine bastìa che corrisponde ad “un’opera fortificata costituita da un terrapieno contenuto entro un perimetro poligonale di grosse muraglie di sostegno“. Quindi, in sostanza, stiamo parlando delle mura della città, ovvero delle mura di Milano, o meglio, di una parte di esse. Tralasciamo di descrivere tutti gli ampliamenti che le mura difensive della città di Milano ebbero nel corso della storia, dalle mura dell’epoca Romana, a quelle Medioevali, a quelle della dominazione Spagnola… Vi basti sapere che la città cambiò insieme alle sue mura e che ancora oggi, se ne trovano tracce, il più delle volte anche poco valorizzate! Di questo tratto che ci troviamo davanti, nel tempo, è cambiato molto, innanzi tutto il nome! Originariamente chiamati Bastioni di San Dionigi per la presenza di una ormai scomparsa basilica, presero poi il nome di Bastioni di Porta Orientale per poi ancora cambiarlo in Bastioni di Porta Venezia all’epoca dell’Unità d’Italia. Ma già sotto la dominazione Austriaca, nel 1700, questo lungo tratto di strada, tangente ai giardini, perse la sua connotazione puramente difensiva ed si trasformò in una meravigliosa passeggiata molto cara ai milanesi… e così rimase per parecchio tempo! Ora è per lo più una passeggiata a passo d’uomo per le automobili che spesso restano ferme in questo tratto di strada che arriva da Piazza della Repubblica… ed è proprio qui che arriverete.

Piazza della Repubblica è tra le più ampie d’Italia… è molto trafficata, è vero, ma è anche ricca di spazi verdi e ha rappresentato e rappresenta tutt’ora uno snodo nevralgico della città. In passato la piazza fu creata per servire la precedente Stazione ferroviaria di Milano… ovviamente il tracciato ferroviario passava molto più tangente alla città tanto che esiste, non lontano da qui, un quartiere chiamato Isola proprio perché, negli anni, venne isolato dalla ferrovia che gli girava tutta intorno… e questa piazza era chiamata proprio Piazzale Stazione Centrale!
Prese poi il nome di Piazza Fiume e, quando la Stazione Centrale fu spostata dove la vediamo oggi, un km più a nord, la piazza venne ampliata e il viale che porta ad essa, Via Vittor Pisani, venne rifatto completamente con questi grandi palazzoni che lo caratterizzano tutt’oggi.
Erano gli anni ’30 e lo stile del Direttorio fascista imponeva questo stile monumentale.
Il nome della piazza restò il medesimo fino al 1946 quando, in onore della proclamazione della Repubblica Italiana, anche Milano diede il suo contributo! Ovunque ci si giri si notano palazzi particolari che si affacciano su questo enorme spazio aperto: oltre ai fronti di noti alberghi come il Principe di Savoia, l’Hotel Duca dell’architetto contemporaneo Aldo Rossi, spiccano la Torre Breda e la Torre Turati che si annoverano tra i primi veri grattacieli sorti in città!

A sinistra di Piazza della Repubblica, lungo Viale della Liberazione, inizia la Nuova Milano! Qui, lungo questo stradone, sul lato sinistro, dove ora si stagliano questi enormi luccicanti palazzi, una volta c’erano “le Varesine”, lo storico luna park di Milano… in realtà un gigantesco vuoto urbano che ha sempre creato una forte lacerazione nelle trame del tessuto della città e che finalmente ora, grazie all’immenso intervento in atto dal 2004, si sta cercando di ricucire.
L’obiettivo principale del progetto infatti è la ricomposizione del tessuto urbano e lo sviluppo dei quartieri esistenti, con la creazione di un vasto sistema pedonale continuo, formato da piazze, aree verdi residenziali, ponti ciclopedonali… Dai, diciamocelo, tutto ciò che impone una moderna metropoli! Insomma avete davanti il cantiere più grande d’Europa… che forse avrebbe dovuto essere già finito, ma, come si sa, in Italia, non sempre i tempi vengono rispettati perfettamente!
Ad ogni modo, a parte qualche gru e qualche montagna di terra, la grandiosità del progetto è percepibile ad occhio nudo!
Il piano di sviluppo, nella sua totalità, prende il nome di Progetto Porta Nuova e comprende la zona delle Varesine, di Garibaldi e del Quartiere Isola. Dalle ex-Varesine, la Torre Diamante, due edifici più bassi chiamati i Diamantini, la Torre Solaria e la Torre Solea e, davanti a voi, non potete non vedere l’altissimo pennacchio della Torre Unicredit e ancora, dietro le Torri Garibaldi e più spostato sulla destra in fondo, il Bosco Verticale, un complesso residenziale dove ad ogni piano sono stati realizzati splendide terrazze dove sono stati piantati alberi da giardino!
Qui, i Giardini di Porta Nuova, snodo centrale di tutto il progetto, ahimè non sono ancora conclusi, ma del resto si sa, i parchi e i giardini sono gli ultimi ad essere portati a termine… tutto intorno deve essere pulito e il cantiere deve essere completamente sgomberato. Speriamo che per la Milano Marathon del 2016 gli alberi di questo parco possanno ombreggiarvi il viso!
Davanti a voi altri due alti grattacieli: il primo, un po’ vecchiotto, è il Palazzo del Comune Settore Edilizia, passerete sotto alla parte bassa e l’altro, nuovissimo, è il magnifico Palazzo della Regione Lombardia che si è sostituito al celeberrimo (e probabilmente assai più bello) Grattacielo Pirelli.

Usciti dal breve sottopasso, svolterete a destra in Via Pirelli, una strada poco più che anonima, ma, percorrendola, a breve, vi apparirà il mitico Pirellone. Il Grattacielo Pirelli, chiamato più affettuosamente da sempre dai milanesi il Pirellone, è, probabilmente, la più prestigiosa opera d’architettura del dopoguerra. “Slanciato, alto e ambizioso che sembra arrampicarsi nel cielo: 127 metri di vetro acciaio e cemento armato”… Guardandolo non potrete non fare a meno di rivolgere lo sguardo verso l’alto! È bellissimo, leggero e snello! Se lo osservate lateralmente si staglia nel cielo come una lama!
Dalla fine degli anni ’70 è stato la sede degli uffici della Regione Lombardia che da qualche anno, anche se non tutti, sono stati spostati nel nuovissimo palazzo che abbiamo visto poc’anzi, molto più grande, molto più alto, molto più sinuoso… ma davvero più bello? Per gli amanti delle vecchie guardie potremmo dire che il Pirellone rimane comunque un esempio di armonie abbastanza indiscusso sia esteriormente sia negli interni che sono davvero sorprendenti… nelle proporzioni e nelle scelte dei materiali.
L’architetto che lo progettò si chiama Gio Ponti e di certo, con il Pirelli, possiamo dire si sia superato!
È interessante sapere che questo edificio poggia su un gigantesco cubo in cemento, che a sua volta poggia sul morbido sottosuolo milanese ricco di acqua. Ciò permette all’edificio di poter oscillare su entrambi i fronti di circa 15 centimetri, permettendo al palazzo di poter sopportare un’onda d’urto pari ad un vento di 400km/orari!!!
I milanesi ricorderanno certo che, subito dopo la tragedia delle Torri Gemelle di NY, un certo sig. Fasulo di Locarno, si schiantò con il suo piccolo velivolo contro il Pirellone gettando nel panico l’intera città. Fortunatamente per noi, ma sfortunatamente per lui e per altre due vittime che lavoravano nell’ufficio del grattacielo, non si trattò di un attentato terroristico, ma il 26° piano del Pirelli bruciò per svariate ore.
Fasulo, in contatto con la torre di controllo di Linate da cui aspettava il consenso per atterrare, probabilmente impegnato nel controllo dei vari comandi, non si accorse di aver sbagliato rotta, e, invece di dirigersi sul circuito di attesa, andò verso il grattacielo Pirelli. Pare che, nell’ultimo tratto della rotta, Fasulo avesse il sole in faccia, particolare che può aver contribuito a nascondergli il grattacielo.
Ora, questo piano, chiamato il “Piano della Memoria”, nella sua parte centrale, è stato lasciato vuoto in ricordo delle vittime di quel 18 aprile 2002. Chiudiamo con una curiosità un po’ più frivola per non rattristavi: pensate che dal 2007, qui al Pirellone, si svolge la “Vertical Sprint”, una specialissima gara podistica: 31 piani e 710 gradini da fare a tempo di record! I più bravi impiegano meno di 4 minuti!

Qui all’ombra del Pirellone, la maestosa e austera Stazione Centrale di Milano. È la seconda stazione italiana per grandezza e traffico. Ci passano più di 600 treni al giorno per l’Italia e per tutta l’Europa! Tanto è immensa dall’esterno tanto lo è all’interno! Questo progetto della stazione fu affidato ad un architetto del regime, tal Stacchini, ancora nel lontano 1912, ma tra la guerra e varie vicende, la stazione non venne ultimata se non qualche anno prima della seconda Guerra Mondiale. Il fronte, oltre ad essere molto imponente, è anche molto decorato e ricco di vetrate che conferiscono all’ingresso molta luce naturale dagli ampi soffitti. Si possono scorgere, sui fronti esterni, opere scultoree e bassorilievi di ogni genere: aquile, cavalli alati e un grande leone simbolo delle Ferrovie dello Stato! Per il resto che dire? Andrebbe visitata per rendersi conto di quante altre decorazioni vi siano nei saloni… magari, sarà per un’altra volta!

Ora chiudete l’anello e ritornate in Piazza della Repubblica lungo Via Vittor Pisani.
Di fronte a voi la Torre Turati, ma sulla vostra destra sorge, in un angolo trafficato, ma inosservato ai più, un bel Monumento dedicato a Giuseppe Mazzini. Questo Monumento in marmo e pietra è considerato il simbolo del percorso verso l’unificazione d’Italia e infatti ogni scultura ne rappresenta una fase, fino ad arrivare alla statua di Giuseppe Mazzini realizzata cento anni prima, nel 1874 da Giulio Monteverde e ricollocata in seguito nel complesso.
Il complesso di sculture è stato disegnato dallo scultore e pittore italiano Pietro Cascella e realizzato nel 1974. La targa e il testo sono ormai illeggibili, ma ne spieghiamo il testo per capire il senso dell’opera: l’opera è concepita come “monumento aperto” cioè non come monumento da contemplare, ma come monumento da percorrere: lo spettatore entra nell’opera e ne diventa esso stesso parte viva, protagonista.

Nel monumento si trovano varie simbologie:
un fiore simile ad un capitello su di una colonna, simbolo della Giovine Italia;
barricate, simbolo delle lotte risorgimentali;
Medusa, simbolo del terrore in cui giaceva l’Italia sotto il dominio straniero;
un volto all’ombra di un muro, simbolo della cospirazione;
nove lapidi recano incisi nomi e date di nove figure rappresentative del mazzinianesimo lombardo, una per provincia.
Nel monumento è presente anche una statua in bronzo di Mazzini, è una statua dell’ottocento inserita nell’opera al fine di creare un legame temporale al secolo precedente.

Da qui riprendete a ritroso i bastioni di Porta Venezia… questa volta a costeggiare i Giardini Pubblici quasi radenti le cancellate… godetevi il profumo della primavera! Ripasserete davanti ai caselli di Porta Venezia e gireremo a destra.
Viale Majno è un viale di palazzi molto belli, alcuni d’epoca altri più moderni.
Sul lato sinistro sono quasi tutti arretrati rispetto al marciapiede e ciò li rende ancora più prestigiosi.
Al n.9, fateci caso, ve ne apparirà uno in tipico stile veneziano… veramente una delizia!
Anche dall’altro lato ce ne sono di veramente meravigliosi… più a ridosso della strada, ma se riuscite a scorgerli tra e fronde degli alberi, noterete bellissimi portoni e stupende facciate!
Finalmente una decina d’anni fa sono terminati i lavori per la realizzazione di questa piacevolissima area verde al centro del viale che da la possibilità ai residenti, e non solo, di poter passeggiare con i bambini o con i cani, senza il rischio di venire arrotati dal grande traffico che caratterizza questa arteria cittadina!

Andando avanti, Viale Luigi Majno diventerà Viale Bianca Maria, ma prima di cambiar nome, una grande piazza farà da demarcazione.
Il nome della piazza, Piazza Tricolore, e il monumento che in essa spicca, sono stati entrambi conferiti in ricordo della Liberazione alla fine della seconda Guerra Mondiale. Precisamente, il Monumento al Finanziere, opera del maestro Aligi Sassu, è stata “scoperta” esattamente 30 anni fa, al 40° anniversario della Liberazione, in occasione del X Raduno Nazionale delle “Fiamme Gialle” in omaggio al grande contributo da loro dato alla causa nell’aprile del 1945. L’opera si chiama “Cielo, Terra e Mare”
Di qui Luigi Majno lascia il posto a Bianca Maria… ma chi era costei?
Era figlia ed unica erede di Filippo Maria Visconti, Duca di Milano, e di Agnese del Majno.
Fu moglie di Francesco Sforza, duchessa di Milano e madre dei duchi Galeazzo Maria Sforza e Ludovico il Moro… insomma il nome di questo Viale si può dire se lo sia ben meritato, no?

Ma torniamo a noi… I palazzi sono sempre bellissimi e infondo a questa strada vedrete in lontananza una grande piazza, è Piazza Cinque Giornate, tanto cara a quel Giuseppe Mazzini della Giovine Italia.
Non è una vostra meta per cui, girate i tacchi, e poi giù a sinistra, verso il pieno centro della città!
Via Mascagni ed il suo proseguimento Via Borgogna, vi porteranno dritto-dritto a ridosso della centralissima Piazza San Babila! È una strada prettamente residenziale e possiamo anche dire “monocolore”. Hanno lavorato anni ed anni per realizzare qui, sotto i vostri passi, un gigantesco parcheggio e, in quell’occasione, hanno ben pensato di “alleggerire” il grande impatto di costruzioni post-belliche (stiamo entrando in una zona che durante la guerra è stata devastata dai bombardamenti) con delle aree verdi che, insieme ai giardini interni dei palazzi signorili, rendono il quartiere piuttosto piacevole.
Incrocerete Via Livorno, voltate lo sguardo a sinistra, e vedrete lo scorcio di transetto di una delle più belle chiese di Milano, la Chiesa di Santa Maria della Passione. Più avanti, sempre sulla vostra sinistra, un edificio razionalista lasciato andare al mercé del tempo, un vero peccato! Questo era il mitico Cinema Arti, il cinema dei bambini di Milano! L’unico cinema dove un tempo venivano proiettati i film di Walt Disney, l’unico che pensava a portare al cinema i bambini! Ora resta solo il ricordo e, per chi ha trepidato in coda qui davanti, anche un po’ di malinconia!

Al semaforo attraverserete quella che un tempo era la Cerchia dei Navigli e, per l’esattezza, il tratto chiamato Via Uberto Visconti di Modrone… Al di là del canale d’acqua, che non c’è più, la strada prende il nome di Via Borgogna.
L’acqua, sì, perché un tempo, questa circonvallazione, era in parte navigabile, tant’è che, sulla vostra destra, si poteva passare dall’altra parte del canale tramite un piccolo ponte molto famoso, ora spostato al Parco Sempione, il Ponte delle Sirenette o, come erano soliti chiamarlo i milanesi, il “ponte delle sorelle ghisini” per il materiale con il quale era realizzato o, per i più romantici, era considerato il “ponte degli innamorati”.
I Navigli poi vennero ricoperti nel periodo tra le due guerre e, da allora, non si fa altro che ripetere: “Quanto sarebbe bella Milano se i Navigli fossero riaperti”… ironia della sorte!
Sull’angolo, qui a destra, non vi sarà passata inosservata questa splendida e secolare Magnolia Obovata… è una pianta magnifica e ogni anno annuncia la primavera agli automobilisti che sostano nel traffico a questo trafficatissimo semaforo! Quando strombazzano nevroticamente senza motivo, c’è da chiedersi se ci fanno caso!

Qui, in Via Borgogna, vedete solo palazzi della “ricostruzione”… ma poco più avanti, all’angolo con Via Cino del Duca, sarete sorpresi. Sulla destra infatti, prima dei portici, voltate lo sguardo e ammirate la casa d’angolo e quella più bassa al suo fianco. Ecco due antichi gioielli resistiti ai bombardamenti della seconda guerra mondiale! La prima, la più alta, che ha mantenuto intatto solo il fronte, è la casa dove nacque e visse lo scrittore Berchet, l’altra, un secolo più antica, era un vecchio forno, lo si nota chiaramente.
Poi, ancora più in là, il nobiliare Palazzo Visconti di Modrone al n.8 di Via Cino del Duca.
Edificato nel ‘600 per volere del conte spagnolo Carlo Bolagnos, nel ‘700 il palazzo era già celebre nell’ambiente milanese, per lo stile ben più ricco ed esuberante rispetto alle consuete abitazioni milanesi, che tendevano a decorare più fastosamente gli interni piuttosto che gli esterni.
Un fronte di una via curioso per un quartiere completamente rifatto dopo la guerra!

Inizia qui, tra la fine di Via Borgogna, Largo Toscanini, e l’incrocio con Corso Europa, la mitica Piazza San Babila e, sulla destra, proprio sotto l’immenso palazzo della TORO Assicurazioni, il fulcro della piazza, il monumento a lei dedicato, anzi dedicato al territorio lombardo, per l’esattezza! Si tratta de “I monti, i laghi, i fiumi della Lombardia”… Un tronco di piramide di pietra rossa con un grande pomolo in cima… una fontana! Da qui sgorga l’acqua che scivola lungo le pareti levigate della montagna stilizzata e riempie la vasca rotonda sottostante. Verso il centro della piazza l’acqua ricompare in una grande vasca simile ad un lago con una ringhiera per affacciarsi. Più avanti ci sono delle montagnette artificiali circondate da verde. Questa articolata struttura della fontana ricorda la ricchezza di acque della terra Lombarda e le sue complesse caratteristiche oro-geografiche.
La fontana di piazza San Babila è stata sempre criticata dai milanesi che l’hanno soprannominata “budino” o “panettone” o addirittura “scopett del cess”.
Ma ahimè questa rinomata piazza milanese non ha nella sua memoria solo la flora lombarda
Nata infatti negli anni ‘30 dalla volontà del regime fascista di sventrare la zona e ricostruirla in nome dell’architettura del regime, essa diventa, 40 anni più tardi, nei violenti anni del ’68, fulcro dell’attività sovversiva di destra. Ne scaturì un termine assai dispregiativo “sanbabilino” coniato da alcuni cronisti dell’epoca per definire i giovani fascisti che gravitavano in questa piazza proclamando il loro “punto di vista”. Poi, grazie al cielo, quei momenti passarono e ora la piazza viene calpestata giornalmente da migliaia di persone che lavorano, che passeggiano, che proclamano, che mendicano, che corrono, che comprano, che vendono… insomma una vera piazza commerciale!
Si affacciano su di essa un grande edificio a portici sul lato lungo la Torre Snia Viscosa (primo grattacielo della città), l’imponente, già citato, Palazzo del Toro che comprende anche il Teatro Nuovo e, un po’ defilata, la bellissima Basilica di San Babila che, grazie alla sua posizione, pare essere rimasta in disparte a guardare tutti i mutamenti storici, politici ed architettonici che questa piazza ha subito nei secoli… belli o brutti che siano stati!

Dalla Piazza vedrete diramarsi dapprima Corso Europa, proprio dietro la montagna Corso Vittorio Emanuele che porta dritto in Piazza Duomo, alla fine dello slargo, Corso Matteotti che porta verso la famosa Via Monte Napoleone e Piazza Filippo Meda e l’altro grande corso che vedete è Corso Venezia che conduce ai caselli di Porta Venezia dove eravate poco fa! Proseguendo per Corso Matteotti fate caso a quella via obliqua sulla destra: è Via Monte Napoleone, una delle 4 vie, insieme a Via Manzoni, Via della Spiga e Corso Venezia, che racchiudono il famoso Quadrilatero della moda.

Passeggiare per il Quadrilatero è un’occasione unica per i turisti. Respirare la magica atmosfera di Milano tra le luci dei negozi, l’eleganza degli atelier, le vetrine colorate, lo charme delle profumerie, senza stancarsi mai, attorniati dai migliori brand al mondo: Armani, Versace, Alberta Ferretti, Dolce e Gabbana, Prada, Fendi, Luois Vuitton, Chanel, Bottega Veneta, Gucci, Bulgari, Cartier, Valentino e Gianfranco Ferrè.
Cuore del quartiere è Via Monte Napoleone, considerata tra le vie più costose e prestigiose al mondo al pari della Fifth Avenue a New York e dell’Avenue des Champs Elysees di Parigi.
Ma ora non avete tempo, laggiù c’è una scultura meravigliosa che vi aspetta! Raggiungete Piazza Filippo Meda e il suo meraviglioso “Disco Solare”.

Piazza Meda, un luogo da non sottovalutare! Anche qui gli sventramenti e le ricostruzioni hanno certamente dato un’omogeneità stilistica che poco o nulla si differenzia da San Babila o da Corso Matteotti, ma se date uno sguardo in fondo alla piazza, attraverso le arcate vedrete uno scorcio della vecchia Milano… quella è una piazzetta deliziosa, Piazzetta Belgioioso, davvero un gioiello… Sul fondo, oltretutto, una celeberrima abitazione, la casa di quel Manzoni che scrisse I Promessi Sposi! Per quanto riguarda invece questo sole di bronzo, è una scultura del famoso scultore Arnaldo Pomodoro. Quest’opera ha migrato più delle rondini d’inverno, è stata spostata e rispostata mille volte soprattutto in occasione dei lavori che sono stati fatti qui per il parcheggio sotterraneo. Diciamo che la scultura parla da sola ed è, come tutte le opere dell’artista, una splendida forma geometrica spaccata per lasciare intravedere segreti ingranaggi e sorprendenti meccanismi! Si affaccia sulla Piazza l’imponente e maestoso edificio della Banca Popolare di Milano, un palazzo degli anni ’30 di gusto un po’ Neoclassico nel colonnato e nel grande timpano… ma è l’interno ciò che è sorprendente… L’altezza dell’atrio, con l’imponente cupola alta 18 metri che copre circa 1000mq, è davvero affascinante! Inoltre, al centro della sala, una scultura bronzea sempre di Pomodoro: “Movimento”! Bellissima! Pensate che questa banca ha reso possibile la visita al caveau per poter osservare da vicino la grande porta circolare d’acciaio dal peso di 180 quintali!

Ora, svoltate a sinistra e dirigetevi verso Corso Vittorio Emanuele percorrendo Via San Paolo, una via né bella né brutta, ma che, al n.10, conserva intatto un palazzo rinascimentale: Palazzo Spinola.
La severità del prospetto esterno nulla lascia immaginare dei decori dei saloni interni… la sala d’argento, la sala d’oro, il salone da ballo… insomma una gran bella residenza anticamente e ora sede della Società del Giardino, un’associazione culturale a scopo ricreativo.
Più avanti, sempre sulla sinistra, vi apparirà una piazzetta apparentemente senza infamia e senza lode.
Girandovi di 180° però non la penserete più così!

Questa è Piazzetta Liberty. Prende il nome dalle sinuose decorazioni che riporta sulla facciata il palazzo protagonista della scena. Se guardate bene però qualcosa non torna… il palazzo della Toro Assicurazioni, infatti, sembra essere molto più recente dello stile delle sue decorazioni, come mai? Ve lo spieghiamo subito: in realtà questi splendidi bassorilievi, putti e piante, appartenevano al fronte di un altro antico edificio di Corso Vittorio Emanuele, un palazzo molto rappresentativo di questo stile, uno dei più elaborati esempi di liberty milanese, il Cinema Mediolanum che, ahimè, non si è salvato dai bombardamenti della seconda Guerra Mondiale, ma alcune parti della facciata sì, e così sono state prese, conservate e applicate qui un decennio più tardi!

Ecco, sbucate ora nel Corso più famoso della città!
Corso Vittorio Emanuele, la prima strada milanese ad essere stata pedonalizzata… erano i lontani anni ’80! Ne farete solo un breve tratto, quello più a ridosso del Duomo! Questa arteria è sempre esistita ma ha modificato più volte il suo aspetto e ovviamente anche il suo nome… da Corsia dei Servi si chiamò Corso Francesco per poi, in occasione dell’Unità d’Italia, prendere il nome che ha tutt’ora. Prima di essere centro nevralgico dei brand “a basso costo”, Corso Vittorio Emanuele era famoso per la concentrazione di Cinema che si potevano trovare… Oggi, molti di essi, sono diventati, con i loro scaloni scenografici, sedi di marchi come Zara, Gap, etc.

Pochi passi ed ecco apparirvi la cattedrale della città: il Duomo di Milano!
Partite da dietro, percorrete tutta l’abside e poi parallelamente lungo il lato più bello, il lato dove ancora si può, almeno immaginare di, respirare l’atmosfera di un tempo! Ecco davanti a voi il Palazzo dei Canonici: fa parte del complesso dell’Arcivescovado datato XIV secolo. Alla vostra sinistra si aprirà, un po’ più avanti, una meraviglia!

Ecco Palazzo Reale, uno splendido edificio davanti al quale vedrete sempre lunghe code di persone in attesa di poter visitare una delle bellissime mostre temporanee che da poco più di un decennio hanno sancito questo luogo come uno dei poli culturali più importanti e di prestigio della città dopo che, i bombardamenti del ’43, avevano lasciato la struttura in balìa di ventennali progetti di recupero e restauro che sembravano non arrivare mai a conclusione!
La vasta apertura prospiciente l’edificio, oltre che a conferire leggiadria alla facciata, ha permesso, in questi ultimi 15 anni, la realizzazione di scenografiche installazioni artistiche che hanno conferito a questo antico scorcio meneghino, quel quid di globalizzazione tipico di una grande metropoli.
La storia di Palazzo Reale è indissolubilmente legata a quella di Milano. Le sue origini sono molto antiche.
Diciamo che chiunque abbia governato Milano, in questa sede ha abitato! I Signori, le Signorie, gli Austriaci, Napoleone e i Savoia… tutti ci hanno messo le mani e la loro scrivania! Ogni volta cambiava un po’ aspetto e un po’ s’arricchiva di opere d’arte fino a raggiungere, con la trasformazione Neoclassica del Piermarini, l’aspetto che conserva tutt’oggi.
Negli anni ’20 divenne proprietà dello Stato Italiano e fu aperto alle visite dei cittadini.
Sulla destra del palazzo sorge l’Arengario che, pur appartenendo a tutt’altra epoca storica, sembra chiudere in modo illustre il prospetto da questo lato.

Il Palazzo dell’Arengario è costituito da due corpi di fabbrica, tipici dell’architettura fascista, si affacciano sulla Piazza del Duomo accogliendo lo sguardo di chi sbuca fuori dalla Galleria! In mezzo, il passaggio di Via Marconi con accesso a Piazza Diaz, quasi ad identificare una “porta” dall’antica alla nuova città. A guardar oltre questa soglia immaginaria vedrete da subito un alto palazzo sullo sfondo di Piazza Diaz, famoso per ospitare, al 15° piano, la rinomatissima “Terrazza Martini” che è, dal 1958, simbolo del capoluogo lombardo e della sua vocazione all’internazionalità e al confronto. È una sede che ha segnato un’epoca: dall’ultimo piano del grattacielo di Piazza Diaz sono passati i più illustri protagonisti delle cronache mondane o culturali, qui si sono presentati al pubblico italiano i più grandi nomi del cinema mondiale.
Sempre sbirciando da Via Marconi, più a sinistra, scorgerete un altro simbolo della città, la Torre Velasca, celeberrimo progetto sempre di quegli anni, ispirato alla storia di Milano, viene letto dai più, come una nobile citazione della Torre del Filarete del Castello Sforzesco… Altri invece, forse un po’ più critici, l’hanno soprannominata, la “Torre con le bretelle” per via dei contrafforti che reggono lo sbalzo superiore in aggetto. Ma torniamo a noi e a dove eravamo rimasti…all’Arengario. Dei due blocchi, quello prospiciente allo slargo di Palazzo Reale, è il Museo del 900. Aperto nel dicembre 2010, nasce dalla volontà di presentare al pubblico, in veste permanente, un percorso dedicato alla pittura e alla scultura italiana del XX secolo. Nonostante ciò, esso ospita spesso molte esposizioni temporanee grazie alla fruibilità dei suoi spazi e alla luminosità dei suoi ambienti che lo rendono molto particolare e affascinante… anche da vuoto! Un immenso, ma morbido scalone chiude il prospetto del Museo sul sagrato di Palazzo Reale collegandosi allo stesso senza minimamente interferire con l’architettura neoclassica. Il blocco di destra è adibito invece ad uffici del Comune e quindi non visitabile, ma vi assicuriamo che poter guardare questo scorcio della città dagli spazi del Museo del 900 è già una gran bella esperienza!

Chiudono la cornice, alla Piazza più grande di tutta la città, dei bellissimi palazzi settecenteschi e ovviamente il magnifico Arco Trionfale della Galleria Vittorio Emanuele e la Cattedrale del Duomo, protagonista indiscussa dello spazio!

Come tutte le grandi piazze cittadine (e qui diremmo metropolitane) Piazza del Duomo è un luogo di grande fermento, è sempre piena di gente che va che viene, che la attraversa passeggiando o frettolosamente, che sta seduta sui gradini del sagrato o che si diverte a far scappare i piccioni, ma loro, i piccioni, da qui non scappano più, neanche se li rincorri! Sembra quasi che non sappiano più volare… camminano tra i passanti come indisturbati e, quando fa molto freddo, li si vede, tutti riuniti in gruppo, sopra le griglie della metropolitana, a godersi quel po’ di aria calda che da sotto risale verso l’alto!
Per poter percepire la vera maestosità del Duomo dovrete mettervi al centro della piazza spostandovi il più possibile verso il fondo. Non è certo la sede per potervi descrivere nei particolari questa architettura immensa, ma sappiate che, per costruirlo ci sono voluti più di 400 anni, tant’è che quando si vuol dire che una cosa non arriva mai al suo compimento si usa dire sembra la fabbrica del Duomo!
Lo stile della Cattedrale è certamente il gotico sfacciatamente espresso dalle oltre 3000 guglie presenti sull’edificio… e quella più alta, a più di 100 metri di altezza, regge la famosissima Madonnina che, da qui, la vedete piccola, ma è in realtà alta quasi 5 metri!
Potete anche salirci, in cima al Duomo, se volete… sono solo 200 gradini!
Per i più pigri c’è anche l’ascensore, ma se volete risparmiare 12 euro a testa e vederlo comunque, non vi resta che salire all’ultimo piano della Rinascente (sotto i portici a sinistra del Duomo) e vederlo da lì… è comunque un’esperienza indimenticabile!
Non vi stiamo a dire quanto è bello dall’interno con le sue spettacolari vetrate e, se avete tempo, il Museo del Duomo è sempre aperto e, quello che non è più possibile vedere nella cattedrale, lo troverete qui!
Un’ultima cosa… non per spaventarvi, ma si dice che qui fuori si aggiri un fantasma, il fantasma di una giovane sposa, la Carlina, che salita in cima con il suo Renzino il giorno delle nozze, sparì tra le guglie, nel vuoto, nella fitta nebbia di gennaio… Nessuno la trovò più, ma alcuni dicono di aver visto la sua sagoma nera nelle foto scattate alla Cattedrale.
Volete ascoltare la storia di Carlina come se fosse una fiaba sonora? La troverete nel nostro percorso “Per le vie della paura“.

E cosa dire della Galleria Vittorio Emanuele? Un meraviglioso collegamento tra Piazza Del Duomo e Piazza della Scala… e siccome è una croce, è accessibile anche dai lati!
Quel che è certo è che al centro è sovrastata da una gigantesca cupola in ferro e vetro, tipica delle sperimentazioni architettoniche di quegli anni. È spettacolare, alta quasi 50 metri! È molto luminosa perché tutti e 4 i bracci hanno una copertura a volta sempre in ferro e vetro e ciò nella sua monumentalità, la rende molto leggera. Per 100 anni o quasi, la galleria di Milano fu chiamata il salotto della città perché qui ci si trovava per discutere di politica o di affari o solo per fare quattro chiacchiere… Poi le bombe della seconda Guerra Mondiale ne distrussero gran parte, ma venne ricostruita tale e quale, ma non rappresentò più quel punto di ritrovo che un tempo aveva rappresentato per la società meneghina. Ora è un passaggio che i milanesi percorrono di fretta, ma molto frequentato dai turisti, unici (o quasi) avventori dei costosissimi bar che affacciano sul passaggio. Se avete bisogno di un po’ di “buona sorte” (e chi non ne ha?) ricordatevi di fare tre giri sulle “palle” del toro (stando in equilibrio solo sul vostro tallone destro!) raffigurato al centro della Galleria…dicono che porti buono! Una chicca che pochi sanno: l’architetto che progettò e realizzò quest’opera, Giuseppe Mengoni, la vide conclusa ma non se la poté godere: il giorno dell’inaugurazione, infatti, cadde da un altissimo ponteggio all’interno della cupola… quella che si dice “ironia della sorte”. Alcuni sostennero la tesi del suicidio come gesto disperato per le critiche ricevute alla sua opera… Ora, che la città di Milano propone una meravigliosa passeggiata sui tetti della Galleria su una passerella a 40 metri di altezza, c’è da sperare che nessuno cada di sotto come il povero Mengoni!

Mentre abbandonate la piazza, procedendo in Via Giuseppe Mengoni, appunto, verso Via Santa Margherita, sulla vostra sinistra voltate lo sguardo a questa strada pedonale, Via dei Mercanti.
Poco più avanti si apre una deliziosa piazza: Piazza dei Mercanti.
Pensate, è proprio in questa zona che nacque Milano. Le storie e le leggende legate a questo luogo sono molte. Resta il fatto che Piazza dei Mercanti rappresentò per tantissimo tempo il fulcro dell’attività politica e commerciale dell’intera città e la bellezza e la varietà dei palazzi che su di essa affacciano, ve lo dimostrerà.
Incrocerete un’aiuola con una scultura. Questa è la statua di Carlo Cattaneo, esponente di grande rilievo durante le 5 giornate di Milano, grande sostenitore della libertà di Milano, schieratosi in prima linea contro l’oppressione Austriaca.
Di qui ha inizio Via Santa Margherita… Sarete affiancati da splendidi palazzi da un lato e dall’altro fino a che non vi apparirà davanti un altro gioiello della città: ecco Piazza della Scala, che prende il nome dal famoso Teatro alla Scala sulla vostra sinistra.

Il Teatro alla Scala è uno dei più famosi teatri al mondo e tutto il mondo ce lo invidia! È stato voluto e costruito da una regina austriaca circa 250 anni fa e prende il nome da una chiesa che fu demolita per lasciar posto appunto al teatro, la chiesa di Santa Maria alla Scala.
Mettetevi al centro della piazza per vederne meglio la leggiadria, le proporzioni e la meraviglia! Un’architettura Neoclassica a tutti gli effetti, ma discreta e non prepotente, nemmeno la modernizzazione della macchina scenica progettata e realizzata dall’architetto svizzero Mario Botta.
Il Teatro alla Scala ha ospitato i più grandi ed illustri compositori, ma lega la sua storia certamente al melodramma del grande Giuseppe Verdi. Non si contano i concerti, le opere e i balletti che su questo palcoscenico hanno visto i loro successi. Quello che possiamo dirvi con certezza è che, dopo il grande restauro durato poco più di due anni, la Scala ha aumentato costantemente la propria attività: dalle circa 190 alzate di sipario, prima del nuovo palcoscenico, si raggiunge il numero stabile di 284, fra opera, balletto, concerti, attività in sede e fuori sede.

Di fronte al Teatro, il Palazzo del Sindaco di Milano, Palazzo Marino.
Questo palazzo prende il nome dal suo antico proprietario, un certo conte genovese Tommaso Marino, abile e spregiudicato uomo d’affari vissuto 500 anni fa che, dopo aver messo da parte un’enorme fortuna, decise di volersi costruire una dimora degna della sua ricchezza. Non volle badare a spese e, distrutte delle vecchie case che occupavano questo terreno, iniziò la ambiziosa costruzione.
Ma, ahimè, la sua opera non venne mai ultimata nonostante egli visse molto a lungo, pensate, quasi 100 anni! Questo perché i milanesi, che non lo amavano per nulla considerandolo un furbacchione disonesto, per vendicarsi della prepotenza del conte che si aggirava sempre protetto da decine di guardie del corpo cattivissime, lanciarono sin da subito una maledizione all’edificio ancora in costruzione che recitava più o meno così: “questo mucchio di pietre, messe insieme con il frutto di tante rapine, o brucerà, o cadrà in rovina o verrà rubato da un altro ladrone”… e infatti il vecchio conte morì senza un soldo e senza veder completato il suo palazzo che venne confiscato dal governo spagnolo prima e da quello austriaco poi, rischiando di bruciare più volte sotto le bombe della seconda Guerra Mondiale!
Oggi, qui a palazzo, risiedono il Sindaco, il Vicesindaco, la Presidenza del Consiglio e la Direzione Generale.
Gli interni sono splendidi, le decorazioni meravigliose… a partire dal cortile di ingresso!
Da quest’anno, inoltre, il Comune di Milano ha reso accessibili anche le sale delle Tempere, degli Arazzi, Trinità e Risurrezione con lo scopo di “restituire ai cittadini gli spazi nascosti” .
Con questo progetto intendiamo restituire maggiormente ai cittadini quello che consideriamo un bene comune, la ‘Casa dei milanesi’. Recupereremo spazi finora nascosti o usati come uffici, valorizzandone il pregio e la bellezza, come mai fatto primaChiara Bisconti (assessora al Tempo libero e Qualità della vita).
E ricordatevi che i palazzi si guardano anche dal dietro… Secondo manoxmano, da Piazza San Fedele, Palazzo Marino non è niente male!

Adesso, lasciatevi alle spalle Piazza della Scala e percorrete una delle vie più belle della città, una strada come quelle di una volta, tutta lastricata del classico pavé milanese e palazzi meravigliosi a fare da cornice.
Ecco questa è la splendida Via Alessandro Manzoni. Impensabile potervi descrivere tutto ciò che di bello incontrerete! Da non perdere il Museo Poldi Pezzoli, sulla vostra destra all’altezza del civico 12, è rosato e ha appese fuori le bandiere, non può sfuggirvi! Il Museo ospita da sempre pregiatissime opere d’arte ed è stato proprio concepito come se ogni stanza dovesse contenerle e proteggerle per sempre. È annoverato tra le case-museo essendo stata, ai tempi dei tempi (metà dell’1800), abitata dalla stessa Famiglia Pezzoli di cui il capostipite fu un grandissimo collezionista.
Poco più avanti, sulla vostra destra, la super-famosa Via Monte Napoleone, la strada dello shopping, la via più famosa della città! Di fronte, sulla sinistra, vi si aprirà un piccolo slargo, in realtà è Via Croce Rossa…
Leggermente spostata verso il fondo di questa via pedonale, una scultura importante, un monumento concepito e realizzato dall’Arch. (ormai scomparso) Aldo Rossi in onore del nostro 7° presidente della Repubblica Sandro Pertini. L’opera data 1990. Riportiamo le parole dell’architetto:
«Concepita come una tranquilla piccola piazza lombarda, un luogo per incontrarsi, mangiare un panino o scattare una foto di gruppo, è formata da un doppio filare di gelsi lombardi ormai scomparsi nel paesaggio, da panchine di pietra, lampioni e pavimentazione di blocchi di porfido o granito rosa. All’estremità della piazza vi è il cubo della scalinata […]»
All’angolo con questa deliziosa area pedonale, il colosso Armani! Tutto ciò che Armani rappresenta è ormai concentrato in questo enorme palazzo… abbigliamento, accessori, arredo per la casa, cibo, caffè, Hotel&Resort… Diciamo che ormai, a 40 anni esatti dalla sua nascita, è estremamente riduttivo chiamarla solo “casa di moda”! In fondo alla strada vedete l’antica Porta Nuova della città, quando ancora le mura cingevano una Milano più piccola, contenuta nella Cerchia dei Navigli.

Circumnavigando il Palazzo Armani, vi troverete in Via dei Giardini, una via tutta alberata parallela a Via Manzoni. Vedrete il retro del monumento a Pertini ed ancora splendidi palazzi.
Il nome di questa strada non è a caso: anticamente questa era una zona costituita solo ed unicamente da giardini, anzi per l’esattezza da un grande parco: il Parco di Villa Perego. Esso si estendeva, 250 anni or sono, dalla residenza Perego (Via Borgonuovo 14) fino agli attuali Giardini Perego, unico fazzoletto di verde rimasto a ricordare quello che c’era prima del 1925 quando, a fini urbanistici e di viabilità, la famiglia Perego si accordò con il Comune della città riducendo di gran lunga il suo parco privato.
I Giardini Perego, che non incrocerete ahimè, affacciano su Via dei Giardini ma, nel tratto più alto, restano comunque un delizioso esempio di giardini all’inglese e, per quanto piccoli, conservano al loro interno dei bellissimi giochi in legno davvero non comuni!

Più avanti la strada cambia nome e diventa Via Monte di Pietà.
Questo palazzotto in stile fiorentino chiamato simpaticamente dai milanesi la “Ca de Sass” è l’antica sede della Cariplo, Cassa di Risparmio delle Province Lombarde, costruita appunto da un architetto fiorentino nel 1870. Curiosa, di questa costruzione, è stata l’ingegnosità per la realizzazione del caveaux. L’opera fu ricavata nel sottosuolo scavando un bacino del volume di circa 10.000 metri cubi. Al suo interno fu fatto inabissare uno speciale zatterone, un vero e proprio scafo in lamiera con alte sponde a perfetta tenuta d’acqua che, scendendo in profondità per più di 17 metri, accolse le strutture interne di completamento sino a costituire un vero e proprio edificio sotterraneo articolato in cinque piani. Quando, nel 1941, la Cariplo spostò la sua sede, questo enorme sotterraneo servì come rifugio antiaereo per ricoverare i tesori d’arte della città: dalle opere del Duomo a quelle della Pinacoteca di Brera a quelle della Pinacoteca Ambrosiana.

Di fronte, sulla vostra destra, un altro famoso palazzo da cui prende il nome questa strada: il Monte di Pietà. Riadattato dal Piermarini nel ‘700, l’edificio è in realtà della fine del ‘400 ed era ed è ancora un Monte dei Pegni voluto ai tempi da Ludovico il Moro.
Poco più avanti, all’incrocio con Via Verdi, strada che vi riporterebbe in Piazza della Scala, ecco la nuova sede della Cariplo… Girandovi, mentre proseguite per Via dell’Orso, ne vedrete la magnificenza… un monumentale colonnato corona l’ingresso alla banca!

Qui siamo all’inizio di un quartiere molto particolare della città, il Quartiere di Brera. È molto caratteristico ed è considerato uno dei fiori all’occhiello della città! Vi sarete accorti, camminando per Via dell’Orso che ora il tenore dei palazzi è cambiato; questa è una vecchia zona popolare di Milano che vi condurrà fino in Via Cusani tra case di ringhiera e viuzze laterali tipiche di un piccolo borgo (Via Ciovasso/Via Ciovassino).
Arrivati all’incrocio avrete Via Broletto a sinistra e Via Pontevetero sulla destra… proseguite dritto! Se volete potete girarvi e guardare quell’immenso poster pubblicitario di Armani… è talmente tanto tempo (non meno di 20 anni) che Armani ha appaltato quello spazio pubblicitario, che, tra i milanesi, è diventata consuetudine identificare questo incrocio dicendo: “Ma si dai, dove c’è il poster di Armani”.

Passata Via Cusani, dando un occhio a sinistra al bellissimo Palazzo Cagnola (1800), raggiungete Largo Cairoli.
La statua nel mezzo della piazza è di Garibaldi a cavallo. Sia cavallo che cavaliere sono rivolti verso il centro della città in atto di entrarvi da trionfatori dopo l’Unità d’Italia!
Ecco, siete in prossimità del Castello Sforzesco! E più precisamente siete davanti alle due architetture piramidali realizzate appositamente per l’ormai concluso Expo.

Ecco a voi Expo Gate! I milanesi non amano molto queste due strutture bianche, dicono che hanno tolto la prospettiva del Castello da Via Dante… In effetti non hanno mica tutti i torti, ma del resto si sa “non è bello ciò che è bello, ma è bello ciò che piace”… ma la domanda che ci facciamo però è questa: “A chi piace?”. Diciamo che, estetica a parte, qui all’Expo Gate si organizzano mille cose, è ed è stato un grande polo informativo e un ricco punto di riferimento e di incontro per tutto ciò che ha riguardato Expo. Non esiste giorno della settimana o fine settimana che non vi sia qualche manifestazione interessante a cui partecipare, sia per adulti che per bambini!
È nato per introdurre il pubblico all’Esposizione Universale, per accompagnarlo lungo tutto il percorso della manifestazione. È ormai aperto da maggio 2014, “è il palco su cui l’identità della città viene messa in scena interpretando il tema di Expo Milano 2015: Nutrire il Pianeta, Energia per la Vita. Un luogo di incontro, confronto e condivisione aperto a tutti, cittadini milanesi e visitatori; e, simbolicamente, una porta di accesso al mondo, all’atmosfera, ai contenuti dell’Expo”. La sua posizione non è stata scelta a caso, rappresentando il luogo che fu epicentro all’Esposizione Universale del 1906

10/20 Km: Dalla Stazione di Cadorna al Parco Monte Stella costeggiando CityLife

Chissà, magari tra una piramide e l’altra riuscite ad intravedere la grande fontana davanti all’ingresso del Castello Sforzesco sotto la Torre del Filarete. Del Castello ve ne parleremo dopo quando ci sbatterete contro il muso, ora proseguite lungo Foro Buonaparte. Il primo tratto è alberato e vi conduce fino a Piazzale Luigi Cadorna.
In questa piazza si trova la seconda stazione meneghina: la Stazione Cadorna!
Il progetto di restyling della piazza e del fronte della stazione, affidato all’Arch. Gae Aulenti, oggi scomparsa, è stato a lungo criticato, ma si può dire, a distanza di anni, che nel complesso (se si esclude la viabilità un po’ confusa) è un buon risultato.
Soffermiamoci sul progetto piazza/fontana/scultura: lo vedrete certamente quel groviglio di fili e quell’ago gigante stagliarsi nel cielo… A dire la verità il filo è uno solo, ma è di tre diversi colori… Ma cosa è esattamente? È una scultura, si chiama Ago, Filo e Nodo. È una scultura in due parti creata da Claes Oldenburg e sua moglie… è stata inaugurata 14 anni fa! Il gigantesco ago in acciaio, alto quasi 20 metri, con il suo filo multicolorato che sbuca in un altro punto della piazza con il nodo finale, è stato pensato come riconoscimento alla laboriosità milanese e soprattutto al mondo della moda di cui Milano è uno dei principali centri al mondo… ma vuole anche ricordare il passaggio di un treno nella galleria sotterranea, un omaggio quindi anche alla metropolitana della quale si riconoscono i colori delle tre principali linee: il rosso, il verde e il giallo! Chissà, magari un giorno aggiungeranno un filo Lilla e uno Blu!!!

Abbandonata la piazza della Stazione il panorama cambia ancora: qui, intorno al Castello e intorno al Parco Sempione, i palazzi sono maestosi e di certo il verde non manca! Lungo Via Paleocapa costeggerete il Parco, anzi, a dire il vero, ne sarete quasi assorbiti e se state attenti vi sorprenderà, per la sua altezza, la Torre Branca e, se guardate bene tra le fronde della fitta vegetazione, scorgerete il bellissimo Palazzo dell’Arte o più comunemente chiamata dai milanesi La Triennale.
È il monumentale Palazzo dell’Arte che ospita la Triennale che, fondata a Monza nel 1923, si pone come obiettivo, sin dalla sua nascita, lo stimolo dell’interazione tra industria, mondo produttivo e le arti applicate. È un’istituzione culturale internazionale che produce mostre, convegni ed eventi di arte, design, architettura, moda, cinema, comunicazione e società. Organizza mostre di grande visibilità e attenzione come quelle dedicate all’arte contemporanea, agli architetti e designer di fama nazionale e internazionale, ai grandi stilisti che hanno cambiato il gusto e il costume, ai temi sociali. All’interno del Palazzo dell’Arte si trovano anche Triennale Design Museum, il Teatro dell’Arte e la Biblioteca del Progetto. Un delizioso bar si affaccia sul giardino dove sono disposte alcune opere d’arte come i bellissimi Bagni Misteriosi di De Chirico, un’opera metafisica davvero sorprendente!

Ed ecco, dietro La Triennale, la Torre Branca.
La Torre Branca fu realizzata in occasione della V Triennale di Milano nel 1933 e venne chiusa alle visite nel 1972 perché considerata non più agibile. Venne edificata con il nome di Torre Littoria e prese poi il nome più “morbido” di Torre del Parco, fino a quando, dopo una grande ristrutturazione voluta dalla società Branca, acquisì questo nome e, dal 2002, è tornata ad essere accessibile e visitabile da tutti!
La torre, alta quasi 110 metri, è tutta realizzata in tubi di acciaio. È quasi invisibile tanto è leggera nella sua struttura. Ci si può salire tramite un comodo ascensore che in meno di un minuto vi porterà in cima per poter ammirare tutta Milano! Salirci, nelle belle giornate terse che Milano a volte sa offrire, è davvero una bellissima esperienza! Da qui potrete vedere tutto, anche la catena delle alpi! Certamente da quell’altezza riuscirete a riconoscere i principali edifici milanesi, quelli che spiccano e si distinguono, quelli più alti di tutti! Il Grattacielo Pirelli, la Torre Velasca, il Duomo con la sua Madonnina, Torre Breda (piazza della Repubblica), la Torre Galfa (tra via Galvani e via Fara, da cui il nome), le due torri gemelle della stazione Garibaldi, il Palazzo della Regione Lombardia, tutti i nuovi edifici in Porta Nuova (Unicredit Tower, Torre Solea, Torre Solaria, Torre Diamante, il Bosco Verticale) e poi ancora, verso la vecchia fiera, il dritto, lo storto e il curvo: grattacieli non ancora del tutto completati (eccetto il dritto) i cui veri nomi sono rispettivamente Torre Isozaki, Torre Hadid, Torre Libeskind, dai nome dei loro progettisti!

Proseguendo nel verde e tra viali alberati ecco apparirvi, sulla vostra destra, Piazza Sempione che segna il confine del parco con uno splendido arco trionfale, l’Arco della Pace. Esso chiude la prospettiva del Parco Sempione incorniciando la torre del castello 1 km più in là! Per vedere questo però dovrete aspettare il giro di boa… Solo al ritorno, infatti, potrete percepire questo splendido “quadro”!

Ora lasciate alla vostra destra il fianco dell’Arco della Pace e dirigetevi dal lato opposto, in via Mario Pagano, un viale interrotto subito da uno spiazzo rettangolare, Largo Quinto Alpini, e poi ancora dritto…
Guardate, ora, nel secondo lungo tratto la vegetazione si infittisce e, lungo l’ombrosa strada, si affacciano stupende dimore storiche!
Appena entrati nel bosco, fateci caso, sulla vostra destra, quell’alto muro di recinzione con quell’arcata di ingresso, cinge una Caserma delle Forze Armate.

Buttate l’occhio anche alle vie laterali e capirete che in realtà tutta la zona è un vero gioiello!
Vie prevalentemente residenziali a due passi da strade commerciali… Beh, una sciccheria! Infatti, arrivati all’incrocio (e ve ne accorgerete di quale incrocio stiamo parlando), la città cambia: tutto si ingigantisce e il traffico sembra inghiottirvi, pur essendo al limite di un parchetto (Parco Guido Vergani noto ai milanesi come i giardini di Pagano).
Sempre dritto fino a che la via non piegherà leggermente e cambierà nome diventando Via Cherubini. Incrocerete un’importante arteria del tessuto urbano/commerciale milanese: Corso Vercelli.
A destra e a sinistra la vedrete dritta come un fuso. Una strada super-commerciale, meno seriale di Buenos Aires, ma scomoda uguale per il “passeggio” tanto caro a chi ama far shopping!
Dopo l’incrocio Via Cherubini sarà Via Cimarosa.
Da qui, ahimè, un lunghissimo dritto in cui molto poco abbiamo e avremo da raccontarvi se non di una Milano residenziale, sempre alberata, dove pian piano alle dimore di fascino si sostituiscono edifici moderni, dove pian piano scompaiono anche i viali alberati, i palazzi sono sempre più alti e ogni strada sembra uguale all’altra. Poi una svolta a “U” e sarete su Via Washington, se non altro riappaiono gli alberi e pian piano tutto si ridimensiona e anche i fronti delle abitazioni si addolciscono e la storia della città riprende il discorso

Alla fine di Via Washington (o all’inizio, che dir si voglia), in mezzo a questi due splendidi palazzi “quasi” gemelli, appare Piazza Piemonte. Pensare che questi due, seppur alti, edifici vennero considerati, ai tempi, dei grattacieli. Infatti, il regolamento edilizio comunale non permetteva di costruire oltre i 28 metri, e i due palazzi furono innalzati fino a 38 metri grazie ad una deroga concessa ‘in virtù della vastità della piazza‘ sulla quale essi affacciano tutt’oggi.
Oggi, la nuova Torre Unicredit di Cesar Pelli su Piazza Gae Aulenti (che non ha certo queste dimensioni!) arriva a 232 metri!
Piazza Piemonte è stata oggetto di un parziale rinnovamento urbanistico nel 2009 che ha realizzato un’area verde ospitante tre sculture di Aligi Sassu, lo stesso artista del Monumento al Finanziere, ve lo ricordate (eravate in Piazza Tricolore, neanche al 5° km)? Nello stesso periodo il Teatro Nazionale, di fronte a voi, leggermente sulla destra, nato negli anni ’20, veniva completamente ristrutturato, non solo nell’involucro ma anche nella performance introducendo il modello tipico di Broadway, ovvero tenere in scena per almeno un’intera stagione il medesimo spettacolo.

Lasciate sulla vostra sinistra il Teatro Nazionale e percorrete Via Michelangelo Buonarroti, un viale tutto alberato, residenziale e commerciale insieme, che vi condurrà fino all’omonima piazza: Piazza Buonarroti.
Al centro della rotonda, sempre molto trafficata, vedrete la statua di Giuseppe Verdi, noto compositore e, alla vostra sinistra, spicca, meravigliosa, la Casa dei Musicisti.
La Casa dei Musicisti è una casa di riposo per cantanti e musicisti fortemente voluta e fondata dal compositore Giuseppe Verdi nel 1896 ed è collocata qui, al n.29 della piazza. La struttura venne realizzata in stile Neogotico dall’architetto Camillo Boito, fratello del celebre musicista Arrigo, amico del maestro Verdi che, con queste parole, descrive quest’opera: “Delle mie opere, quella che mi piace di più è la Casa che ho fatto costruire a Milano per accogliervi i vecchi artisti di canto non favoriti dalla fortuna, o che non possedettero da giovani la virtù del risparmio. Poveri e cari compagni della mia vita!”. Il musicista Giuseppe Verdi è sepolto qui, accanto a sua moglie Giuseppina Strepponi.

Girate in Via Monte Rosa, un viale di grandi palazzi residenziali e percorretela fino a Piazza Amendola, uno slargo piuttosto anonimo. Un groviglio di linee gialle, le vedete? Ecco, quella è una nota scultura dell’artista Gianfranco Pardi, l’opera si chiama “Danza” e tutte quelle linee spezzate racchiudono l’idea del movimento, della dinamicità, del cambiamento. Non a caso la scultura rappresenterebbe il primo passo che è stato fatto verso una profonda trasformazione del quartiere destinato ad ospitare architetture avveniristiche come le tre torri di City-Life (tra cui il Dritto). Piazza Amendola, da sempre un luogo piuttosto anonimo, risulta assumere oggi un ruolo di connessione tra la città storica e la città “del futuro” ovvero tutta l’area riconvertita della ex fiera campionaria.

Copiamo e incolliamo le parole dell’artista in merito alla sua opera:
È un groviglio leggero e sinuoso di ferri “perché una scultura compatta avrebbe impedito la visione alle macchine che le girano intorno”.
È di colore giallo, “lo stesso che i bambini usano per dipingere le stelle e il sole, ma anche il colore utilizzato nelle fabbriche per segnalare gli oggetti contro cui non andare a sbattere”.

Da una piazza all’altra… Piazza Giulio Cesare. Siete ora davanti alla splendida Fontana delle Quattro Stagioni realizzata, insieme al polo fieristico, nel 1927. Questa storica fontana, riportata al suo splendore e rimessa in funzione da poco tempo, costituirà la porta di ingresso a Sud del nuovo parco/quartiere City Life.
Questo è il secondo cantiere più grande della città. In quest’area, fino a qualche anno fa, c’era la Fiera di Milano che, pur essendo ormai un’istituzione, bisogna dire che poco c’entrava con queste fascinose residenze che ora, tra un telone da cantiere e l’latro, riuscite a scorgere.
La fiera ovviamente portava anche molto traffico e la zona certamente non lo accettava di buon grado.
Vedremo se ora apprezzerà City life! Sarà un nuovo polo della città, un grande quartiere residenziale e non solo. Protagonisti indiscussi del progetto sono (e saranno) il Dritto, lo Storto e il Curvo, così sono chiamate le tre torri rispettivamente dei tre architetti che le hanno progettate, Arata Isozaki, Zaha Hadid e Daniel Libeskind. E, ai piedi di queste 3 torri, si svilupperà un’ampia area commerciale ben servita dalla nuova MM5 (lilla).
Oltre a ciò, tanto verde, tanti spazi aperti e tante altre residenze, alcune già parzialmente concluse… forse più idonee ad un lungomare della riviera Ligure, ma siamo certi che nel complesso il risultato ci piacerà… anche perché, dopo il Parco Sempione e i Giardini Pubblici Indro Montanelli, il parco pubblico di CityLife, con una superficie complessiva di 170.000 mq, sarà la prima grande realizzazione di un parco di tale estensione nel centro di Milano.

Aggirate tutto questo immenso lotto (Viale Cassiodoro – Piazza VI Febbraio – Viale Severino Boezio) fino a che, girando voi a sinistra, non vi troverete davanti il famosissimo Velodromo Vigorelli!
Il Velodromo Maspes Vigorelli è una storica struttura sportiva ed è inserita anch’essa all’interno di un programma di ristrutturazione per rimediare alle varie disavventure strutturali avvenute nel corso degli anni. Ora merita proprio di rivedere la luce! Anche se poi, di luce ne vede!
Dall’esterno, infatti, non si capisce quanto sia bello dentro, aperto al centro, così leggero e luminoso e quanto sia affascinante la pista in legno che corre ad anello nella zona coperta e che venne definita ai tempi “la pista magica” del Vigorelli!
Qui il ciclismo vide sfrecciare le più importanti gare su pista, 4 campionati del mondo, fu per 3 volte l’arrivo del giro d’Italia e vennero stabiliti su questa pista parecchi record mondiali… Ora la pista è molto rovinata e nel prato al centro si disputano partite di football americano e pensate che, proprio in questo mitico palazzetto, il 24 giugno del 1965, per la prima e unica volta a Milano, suonarono gli ancora più mitici Beatles!

La corsa prosegue lungo Via Gattamelata, un viale residenziale tutto alberato per svoltare a sinistra in Via Colleoni proprio in mezzo al polo di ampliamento della vecchia fiera. Passerete a fianco al MiCo – Milano Congressi, il centro congressi più grande d’Europa e poi, girando a destra, lungo Viale Scarampo, costeggerete FieraMilanoCity. In questa zona infatti, successivamente all’abbandono del Portello da parte degli stabilimenti dell’Alfa Romeo, nel 1997, si decise di utilizzare quest’area dismessa per ampliare la vecchia fiera realizzando questi grossi padiglioni (studio Bellini) che ora non fanno più parte ne di una ne dell’altra fiera!

Procedendo su Viale Scarampo incontrerete, più avanti, sempre sulla destra, Piazza Gino Valle, una modernissima piazza dove sorgono 3 nuovissimi palazzi trapezoidali di cui uno è ben identificabile da quelle curve rosso/nere… è famosissimo anche se nuovissimo. Ha inaugurato un anno fa: è Casa Milan!
All’interno c’è un museo ricchissimo di trofei, immagini, ricordi della squadra milanista.
L’esposizione è davvero molto affascinante e tutto è rigorosamente rossonero!

Più avanti, lo vedete, un’area verde semi collinare davvero strana, una composizione di spirali, coni, archi e mezzelune… è un nuovissimo parco!
Ecco il Parco del Portello… non ancora del tutto finito, ma già molto utilizzato specialmente dai runners che adorano correre su e giù per questa magica spirale dove chi sale e chi scende non si incontra mai! Ideato dall’architetto paesaggista Charles Jencks e lo Studio LAND di Milano, il progetto è stato chiamato “Spiral of Time” ovvero “La Spirale del Tempo”.
Il parco è costituito da delle porzioni in piano e da tre zone collinari di cui una è decisamente riconoscibile come un tronco di cono. Su di essa spicca, colpita dalla luce nelle giornate di sole, una scultura in acciaio (già imbrattata dai writers ancor prima della fine della realizzazione del parco), raffigurante la doppia elica del DNA. Gli altri livelli del parco hanno forme sinuose, cerchi, archi e spicchi di luna creano spazi sempre diversi: di volta in volta il vuoto si fa anfiteatro, giardino per anziani, giardino per bambini e area per adolescenti… Tra una collinetta e una sinuosa duna infatti vi imbatterete in uno specchio d’acqua che riflette tutti gli alberi quasi a creare un parco ai vostri piedi.
La zona più riservata del parco, come tutte le curiosità, è un po’ nascosta ed è costituita da un piccolo giardino chiamato “Time Garden” o “Giardino del Tempo”: un percorso a scacchiera fatto da 365 lastre bianche e nere come i giorni dell’anno. Altre simbologie legate al tempo indicano le stagioni, i mesi, etc… insomma, noi, di manoxmano, vi consigliamo di andarci e di dare comunque un’occhiata al nostro video in stop motion.

Ora siete quasi fuori porta e Viale Alcide de Gasperi è davvero parecchio lungo! Mentre lo percorrete, alla vostra sinistra, un’altra collina milanese vi accompagna nel tragitto… è un altro parco meneghino, molto meno recente e con una storia piuttosto curiosa…
Il Parco Monte Stella è sempre stato chiamato dai milanesi la “montagnetta di San Siro” per la vicinanza al quartiere medesimo, ma, ahimè, non è ne una vera montagna né una vera collina! È un rilievo artificiale formato inizialmente dall’accumulo di macerie provocate dai bombardamenti degli Alleati durante la seconda Guerra Mondiale e da altro materiale proveniente dalla demolizione degli ultimi tratti dei bastioni, avvenuta dopo il 1945. Il progetto di riqualifica delle macerie si deve all’architetto Piero Bottoni, che ne realizzò un parco in occasione della VIII Triennale di Milano e lo dedicò alla moglie Elsa Stella, da cui la collina prende il nome. La Montagnetta è unica, quando la attraversate e guardate per terra potete ancora scorgere pezzi di mattoni e mattonelle, le macerie della Milano ferita e bombardata… è come camminare sulla storia della città. Inoltre questi 50 metri di dislivello hanno sempre stimolato la fantasia dei milanesi che oggi corrono su e giù per allenarsi ma in passato ci hanno anche sciato! E ancora adesso, bastano pochi centimetri di neve per vedere folle di ragazzini, con la tavola da snowboard sotto braccio, improvvisare acrobazie! Pensate che, negli anni ’80, vennero disputate alcune gare speciali di sci come lo slalom parallelo con i campioni del circus della coppa del mondo… ovviamente con l’aiuto di un po’ di neve artificiale!
C’è poi chi sulla montagnetta ci sale anche solo nelle limpide e belle giornate per vedere il panorama, è bellissimo… è come avere la città ai vostri piedi! Oggi il Parco Monte Stella è famoso per ospitare al suo interno, da una decina d’anni (non ne esistono altri al mondo!), un Giardino dei Giusti: è un giardino che ricorda coloro i quali hanno messo a repentaglio la propria vita per salvare altre vite umane da persecuzioni razziali… e, ogni anno, il Comune di Milano decide di aggiungere altri ciliegi da fiore per commemorare la memoria di altre personalità culturali e civili.

Prima di circumnavigare il Parco Monte Stella, all’imbocco con Via Sant’Elia, Milano ricorda le 50 vittime (di cui la metà Italiani) degli attentati di Nassiriya avvenuti tra il 2003 e il 2006 nell’ambito della guerra in Iraq. Qui, in prossimità di Piazzale Kennedy c’è un giardino in loro onore che merita almeno uno sguardo.

Il progetto di riqualifica della montagnetta di San Siro, nel 1947, rientrava comunque in un progetto assai più ampio, quello di tutto un quartiere che da Via Sant’Elia vedrete davanti a voi. Il quartiere QT8 (Quartiere Triennale 8°) passò alla storia con il nome di Quartiere Sperimentale, ma in realtà rappresenta ancora tutt’oggi un grande esempio di vivibilità urbana!
Percorrendo Via Diomede, con a destra il lungo ed interminabile muro di recinzione dell’Ippodromo, sulla sinistra noterete tante piccole vie private con villette e case a schiera che, insieme ai grandi palazzi, costituiscono questo grande quartiere cittadino!

20/32 Km: L’Ippodromo, San Siro e il Parco di Trenno fino alla Certosa di Garegnano

È un vero peccato che non si possa vedere oltre questa cieca recinzione! Sarebbe bello poter scorgere i cavalli anche solo da una siepe! Chissà, magari se ci fosse silenzio si potrebbe sentirli correre al galoppo…
Per ora, dato che l’ingresso dell’Ippodromo è su Via Caprilli, accontentatevi di curvare leggermente a destra e raggiungere Piazzale Lotto. Qui c’è un’architettura, dei i primi del ‘900, che è davvero degna di nota: il Lido di Milano.
Il Lido, come lo hanno sempre chiamato i milanesi, Inaugurato nel 1932, prometteva ai milanesi “piacevolezze balneari” e faceva parte di un ambizioso progetto urbanistico il cui intento era trasformare Milano in una una vera e propria “città dello sport”.
Questo è un luogo molto particolare che, sebbene non abbia mai ospitato eventi sportivi agonistici, è stato pensato e creato proprio per far divertire i milanesi! Una gigantesca piscina con un isolotto al centro ha rappresentato per molto tempo una valida alternativa al “mare” per i milanesi rimasti in città… Addirittura, tempo fa, veniva trasportata anche la sabbia tutt’intorno alla vasca. Il Lido rappresentava per tutti i milanesi un punto di incontro e di svago dove, oltre all’attività sportiva si svolgevano feste e balli in continuazione. Pensate che una volta, al suo interno, furono montate anche delle giostre!
Oggi, anche dall’esterno, lo si percepisce certamente meno fastoso ed elegante di come era una volta, ma sempre ricco di attrezzature sportive e ricreative! Da quando il Lido è diventato struttura pubblica, pur mantenendo il suo aspetto un po’ fatiscente, ha però incrementato oltre alle attrezzature sportive, anche quelle ricreative con una “Lidoteca” e un bellissimo “minigolf”.

Proseguendo per Via Caprilli, avrete sulla destra sempre il lungo muro di recinzione… che ora però, se non altro, è tutto decorato!
Questo tratto di recinzione è stato soggetto della Stadio Street Players, un raduno di quasi 200 writers, organizzato a settembre del 2013 dall’associazione Stradearts, che hanno disegnato e colorato il muro sul tema dell’ippica e dei cavalli. Quest’anno invece, a giugno, 300 artisti selezionati dall’Associazione Culturale Stradedarts si sono esibiti durante la terza edizione della Jam di Graffiti Writing e Street Art Stadio Street Players, dipingendo dal vivo altri 2 km di muro. Il progetto, con tema Expo 2015, ha lasciato un prezioso contributo artistico permanente alla città di Milano.

Ora, accompagnati dai colori degli “artisti urbani”, arriverete al grande Piazzale dello Sport dove vi sembrerà di essere stati trasportati in un’altra epoca.
Ecco l’Ippodromo del Galoppo! Non serve raggiungere le stalle per vedere il primo cavallo… Questo è di bronzo, magnifico! Fu disegnato da Leonardo da Vinci, il genio di tutti i tempi, per il Principe del Castello di Milano. Leonardo doveva farlo realizzare e regalarglielo, ma, ahimè, fu realizzato solo molti anni più tardi ed è arrivato galoppando in questa piazza, solo 15 anni fa!
Da qui si entra anche ad un bellissimo Orto Botanico e, da qualche anno, udite udite, al centro dell’anello delle corse, c’è un campo pratica di Golf… fantastico!
Ma torniamo all’ippica, o meglio, all’ippodromo. Venne costruito circa 100 anni fa e fu, per i milanesi, un luogo di svago. Insieme al Lido si inseriva nel grande progetto che vedeva Milano “città dello sport”.
Vi sono ancora all’interno le tribune originali in stile liberty e quando si svolgono le gare al galoppo serali, la scenografia notturna è davvero unica! È un luogo molto suggestivo, uno spazio verde gigantesco, immenso, quasi irreale, dove l’odore della campagna inebria le narici e da dove, nelle terse giornate milanesi, si può godere di un meraviglioso panorama alpino!

Lasciato sulla destra l’ingresso dell’Ippodromo, non sarà difficile scorgere cosa avete davanti… lo Stadio di San Siro!
Lo Stadio di San Siro non si chiama così da più di 30 anni! È Stadio Giuseppe Meazza, il giocatore interista che alcuni cronisti definiscono il più grande di tutti i tempi! Pensate che la sua storia di campione risale a più di 80 anni fa quando vinse per due volte, con la nostra Nazionale, la coppa del Mondo! Iniziò a giocare a 6 anni con i bambini del suo quartiere inseguendo una palla fatta di stracci! Le sue prime scarpette le ebbe in regalo da un ammiratore e quando si presentò alle selezioni del Milan, venne scartato perché considerato troppo mingherlino e fu così che iniziò la sua carriera da Interista!
Ma torniamo allo stadio: è il più capiente d’Italia, con 81.277 posti complessivi (di cui 80.018 distribuiti nei tre anelli), nonché uno degli impianti calcistici più famosi e prestigiosi del mondo, tanto da essere stato soprannominato la “Scala del Calcio”. Ai tempi della sua costruzione (1930 circa) lo stadio era solo del Milan, mentre l’Inter disputava le sue partite all’Arena Civica di Milano. La costruzione del terzo anello, dei torrioni e della copertura, risale alla ristrutturazione fatta nel 1990 in occasione dei Mondiali di Calcio.
La copertura, tra le altre cose, comportò non pochi problemi alla crescita del manto erboso che non trovò mai sufficientemente aria e luce per potervi crescere. Ora pare che dei supertecnici abbiano risolto il problema miscelando erba naturale ad erba sintetica in modo tale che il campo dello stadio non appaia più, come spesso negli anni passati era accaduto, come appena arato e seminato!

A destra dello stadio, una meraviglia ormai lasciata in stato di completo abbandono…
Le Scuderie De Montel: “Da quando nel dopoguerra l’ippica ha dovuto fare spazio al calcio nei cuori dell’imprenditoria meneghina, sono state progressivamente abbandonate e saccheggiate. Dell’atmosfera da Belle Epoque che lo stile liberty della costruzione evocava non è rimasto nulla. Nessuna suggestione o ricordo di quella Milano d’inizio Novecento. Solo muri e tetti pericolanti che oramai anche il più costoso dei piani di riqualificazione farebbe molta fatica a far tornare agli antichi fasti. Una sola cosa in mezzo a quel mucchio di macerie e rifiuti riesce ad aprire uno squarcio sul passato: l’orologio su una delle due torrette, con le lancette ferme a mezzogiorno (o forse mezzanotte) e mezza di chissà quale anno o giorno” (Riccardo Rosa, 24/02/14 – Corriere Della Sera)
Erano tra le scuderie più prestigiose d’Italia e nelle praterie qui intorno si allenavano e correvano purosangue del calibro di Macherio, Ortello e Orsenigo… per non parlare dei cavalieri dei Savoia che venivano qui a galoppare indisturbati!
Con l’arrivo della dittatura fascista e successivamente del nazismo De Montel non ebbe scampo e le scuderie passarono alle opere Pie missionarie, ma la costante e necessaria manutenzione finì con il renderle poco competitive e di conseguenza le portò verso un lento ma evidente declino.
Il passaggio al Comune, negli anni ’80, segnò definitivamente la fine anche del declino. Sarà difficile che qualcuno se ne occupi e che si prenda a carico la ristrutturazione di questa opera d’arte ormai divenuta anche difficile da salvare, ma noi siamo ottimisti. Del resto, tra pensare bene e pensare male, meglio pensare bene, la fatica è la stessa! Comunque, che peccato!

Lasciato lo Stadio proseguite per Via Achille e poi per Via Federico Tesio fino ad inoltrarvi nel Parco di Trenno, ora chiamato Parco Aldo Aniasi, in memoria di un famoso Sindaco di Milano.
Il Parco Aldo Aniasi (ex Trenno) è uno dei parchi più grandi della città… più che un parco sembra aperta campagna! E infatti questo era fino agli anni ’70 quando il Comune decise di farne un parco a tutti gli effetti. Dopo essere stato campo di aviazione durante la seconda guerra mondiale, quest’area venne coltivata tant’è che, all’interno del perimetro, vi sono ancora delle cascine, la Cassinetta di Trenno a nord e la Cascina Bellaria a sud. Sempre all’interno dell’area verde è situato il cimitero dei Caduti di guerra anglo-americani della Seconda Guerra Mondiale (Milan War Cemetery).
Diciamo che oggi il parco viene definito un parco sportivo: ci sono infatti spazi di libero accesso attrezzati specificatamente per bocce, tennis, calcio, pattinaggio, ciclismo (con pista ciclabile, utilizzata anche per jogging), percorso vita, basket, volley, beach-volley, rugby.
Da qualche anno, all’interno dell’area del Parco di Trenno, esiste un’altra realtà chiamata “Bosco in Città”.
È un parco nel parco, o meglio, un bosco nel parco!
Negli anni ’70 Italia Nostra ha in mente un grande progetto: quello di creare un’immensa area verde a servizio del cittadino. Boscoincittà infatti rappresenta il primo esempio di forestazione urbana del Paese. Ci sono boschi, radure, sentieri, corsi d’acqua, orti urbani.
Un’antica cascina ne costituisce il centro operativo dove si possono acquisire tutte le informazioni necessarie per vivere al meglio il parco e per saperne di più di tanti altri misteri della natura. Italia Nostra chiede e ottiene dal Comune di Milano l’uso di un terreno agricolo per creare un bosco dentro al tessuto urbano e coinvolgere l’intera cittadinanza alla sua realizzazione. Lo si ricorda come un evento di grande partecipazione in cui migliaia di volontari vennero coinvolti nella creazione del futuro parco.
Oggi il parco è bellissimo, è ricco d’acqua, diversi fontanili lo percorrono e si intrecciano fino a formare un piccolo lago che ha molto migliorato il microclima favorendo lo sviluppo della flora e della fauna acquatica e terrestre.

Attraversato il Parco A. Aniasi, un piccolo peduncolo di quest’ultimo, verso Piazza Federico Bonola, prende il nome di Parco Sandro Pertini in onore del famoso presidente della Repubblica Italiana. È una tranquilla e spaziosa oasi di verde molto frequentata dai cittadini del quartiere Gallaratese. Lo spazio si caratterizza per la modernità della concezione, per l’aspetto ordinato e per la regolarità della disposizione degli alberi e dei cespugli.
Ora percorrerete Via Cilea, nota a Milano per la presenza della Motorizzazione Civile e l’Accademia Internazionale Calcio di cui si possono vedere i numerosi campi ai bordi della strada.
Dopo un breve tratto di Via Appennini, girerete a destra (per ritornare verso sud) in Via Gallarate.
Un’arteria che vi porterà senza mai una piccola curva, fino in Piazzale Acursio. Alla vostra sinistra non percepite alcunché se non una recinzione cieca… Beh, sappiate che al di là c’è il Cimitero Maggiore, il Cimitero più grande della città, noto anche come Cimitero di Musocco. Venne realizzato a fine dell’800 quando si comprese che il solo Cimitero Monumentale (oggi riservato a pochi eletti) non avrebbe potuto assolvere le esigenze di una città in via di espansione.

Superato il cimitero, avrete modo di girare a destra in Via Luigi Rizzo, dritto in Via De Gasperi e poi a sinistra in Via Alfredo Pizzoli, per rientrare in Via Gallarate.
Proprio in corrispondenza di questa piccola deviazione sul lungo rettilineo gallaratese, dall’altra parte di Viale Certosa, giusto perché lo sappiate, esiste una Chiesa meravigliosa, la Certosa di Garegnano, in Via Garegnano. In realtà nel XIV secolo, quando questo monastero fu costruito, qui ci si trovava in aperta campagna e precisamente all’interno del borgo di Garegnano.
La Certosa di Garegnano è un’abbazia di sorprendente bellezza che pochi conoscono. È chiamata la “Cappella Sistina” dei milanesi conservando al suo interno, sulle pareti e sulle volte a crociera, degli splendidi affreschi. La pace e il silenzio di questo luogo immerso in una zona non certo tranquilla della città, ne accrescono la magia più di ogni altra cosa.

Da Piazzale Luigi Accursio ripasserete, questa volta attraversandola, per la zona del Portello. State scendendo per cui avrete il Parco del Portello alla vostra destra e attraverserete Piazza Gino Valle. Ed ecco ancora Casa Milan della quale ora potrete vedere bene anche quelle sagome di calciatori che corrono in cima all’edificio!

32/42 Km: Ancora uno sguardo al Monte Stella per proseguire fino all’arrivo costeggiando i bastioni della città

Rivedrete i padiglioni di Fieramilanocity di Viale Scarampo e dopo un breve tratto di Viale Teodorico, di nuovo in Via Gattamelata, per poi raggiungere il celeberrimo Corso Sempione da Piazzale Damiano Chiesa.
Corso Sempione: una delle più importanti strade radiali di Milano.
Aperta nel 1801 come primo tronco della strada del Sempione (realizzata in età Napoleonica per collegare Milano a Parigi), si presenta come un largo viale alberato e rettilineo, prospetticamente puntato sull’Arco della Pace, secondo l’uso Neoclassico. Il progetto ha evidenti riferimenti agli Champs-Elysées di Parigi per quanto la penetrazione urbana dell’asse, seppur prevista, non venne mai realizzata. Infatti, dopo l’Arco della Pace, noi, qui a Milano, abbiamo un magnifico Castello e tra il Castello e l’Arco un altrettanto splendido parco, il Parco Sempione! Su questo lunghissimo corso riteniamo degna di nota Casa Rustici.
La troverete sulla vostra sinistra al n.36, tra Via Procaccini e Via Mussi. Progettata da due architetti autorevoli del razionalismo italiano, Pietro Lingeri e Giuseppe Terragni, Casa Rustici, costruita dal 1933 e il 1935, resta un esempio tra i più rilevanti di questo stile.
La particolarità di questo edificio a piani è quella di possedere degli appartamenti a destra e a sinistra virtualmente collegati da ballatoi, mentre l’ultimo piano, meraviglioso, è un’unica unità abitativa dove la zona notte e la zona giorno sono separate da un lungo e ampio corridoio sospeso sul cortile del palazzo e l’ampia terrazza che fa da tetto all’edificio è anch’essa costituita da due zone collegate da un passaggio che pare sospeso nel vuoto su corso Sempione!
Diciamo che è un appartamento da sconsigliare a chi soffre di vertigini!

Ora siete vicini alla zona pedonale e, passato l’incrocio dove la mezzaluna di Via Melzi d’Eril sulla sinistra e Via Antonio Canova sulla destra smista il traffico, potrete vedere, non solo l’Arco della Pace, ma anche, incorniciata nella luce dell’arco, la Torre del Filarete del Castello Sforzesco, una meraviglia!
In questo tratto davanti a voi, dove solo il Tram 1 ha diritto di passare, si respira già un’atmosfera diversa.
Riuscite a vederlo bene l’Arco della Pace tra le fronde degli alberi? È tutto in marmo e in cima, a 25 metri di altezza, potete vedere 10 cavalli al galoppo… dei dieci cavalli in bronzo, la cui realizzazione durò 7 anni, quattro stanno ai lati dell’arco (due per lato) e gli altri sei trainano la “Pace”, una figura femminile che, trionfante, entra in città! Si dice che in origine i cavalli sarebbero stati pensati girati dall’altra parte, ma che poi, gli Austriaci (padroni della città duecento anni fa), come smacco ai Francesi, preferirono ruotarli di 180 gradi, ovvero come oggi li vedete. Certo è che se ci vollero 300 operai con argani e funi per sollevarli e posizionarli fin lassù, c’è da sperare che la decisione di come ruotarli non sia stata presa mentre gli operai li tenevano sospesi nel vuoto!

Girate a destra, nel quarto di cerchio che si chiama Via Antonio Canova che vi riporterà a costeggiare il Parco Sempione esattamente da dove siete venuti. Avrete quindi a sinistra la Torre Branca, il Palazzo dell’Arte, ma prima di proseguire per Via Paleocapa, girerete a sinistra entrando direttamente nel parco.
Per ora possiamo dirvi che tutta l’area del parco, anticamente, era l’immensa Piazza d’Armi del Castello, ovvero dove le truppe armate si asserragliavano prima di partire per la guerra o per prepararsi alla difesa della città! Ora è un bellissimo parco cittadino attraversato da corsi d’acqua, sentieri e vialetti… Vi sono piccole alture, statue, un grazioso ponte chiamato “delle sirenette” (quello che un tempo collegava le sponde della Cerchia dei Navigli all’altezza di Via Mascagni), una “fontana dell’acqua marcia” e, oltre a ciò che avete già visto, c’è l’Acquario Civico, l’Arena Civica e una, seppur piccola, biblioteca comunale, oltre ovviamente al Castello Sforzesco.
C’è anche una leggenda, che forse non tutti sanno, legata a questo magnifico giardino…
Si narra che nelle sere nebbiose d’inverno, quando tutto viene avvolto dal manto gelido della sera, appaia in lontananza una figura dai contorni indistinti che si avvicina rapidamente quasi sollevata dal suolo senza correre ne camminare… proprio come un fantasma! Pare che una volta davanti a chi l’ha vista, la Dama porga la sua gelida mano e conduca il malcapitato per i sentieri nascosti del parco dove la nebbia è sempre più fitta, fino a raggiungere il cancello di una grande villa. A questo punto si narra che la Dama Nera apra il cancello con un’enorme chiave e porti la sua vittima all’interno dei saloni della villa dove una musica spettrale li accompagna in un vortice di danze… Ore e ore di balli senza sosta, senza che la donna si tolga mai il velo dal viso! Alle prime luci dell’alba, la dama alza il velo e al posto di uno splendido volto femminile, si scopre un teschio! Secondo la leggenda, tutti gli uomini che videro la Dama, diventarono pazzi, tanto da trascorrere tutto il resto della loro vita cercando di ritrovare la grande villa dove avevano ballato con la Dama Nera.
Dirigendovi verso Piazza del Cannone, avrete il Castello Sforzesco sulla vostra destra e il laghetto del Parco sulla sinistra.

La storia del Castello Sforzesco è molto complessa e articolata e non vorremmo annoiarvi, vi basti sapere che nonostante sia stato fatto costruire dalla famiglia dei Visconti, passò in mano successivamente alla famiglia degli Sforza assai più benvoluta dal popolo milanese e, per questo motivo, oggi si chiama Castello Sforzesco e non Visconteo! È anche importante sapere che, nella sua storia, esso fu distrutto e ricostruito, cambiato e modificato tante volte passando dall’essere un castello sontuoso e prestigiosa dimora del Duca, a caserma di soldati e ricovero per cavalli e soprattutto sotto le varie dominazioni straniere, i francesi, gli spagnoli e gli austriaci, esso rimase per lo più considerato una fortezza e, come tale, un baluardo di difesa più che una vera e propria dimora principesca! Del Castello vi basti sapere che oltre alla grande corte d’ingresso, sormontata dalla famosa Torre del Filarete, ci sono altri due cortili meravigliosi, la Corte Ducale e la Rocchetta… Sulla Corte Ducale, nella quale vive ancora un gradevolissimo specchio d’acqua, affacciavano gli appartamenti di Duchi, mentre la Rocchetta era il luogo dove ci si rifugiava in caso di attacco, era infatti considerato una corte inespugnabile! Tutt’intorno, come ancora oggi è visibile, correva il fossato oggi coperto da un manto erboso dove ai bambini piace un sacco rotolarsi giù!
Al castello c’è di tutto e di più… impensabile potervi riassumere qui tutta l’arte, la cultura che trova sede tra queste mura. Ci limiteremo a dirvi che c’è un bellissimo Museo Egizio, una Pinacoteca, un Museo d’Arte Antica, un Museo della Preistoria, la Biblioteca Trivulziana e la mitica Sforzinda, un’associazione che promuove attività ricreative e laboratori per bambini di tutte le età sia durante la settimana che nel week-end.
Tenendovi il laghetto sulla sinistra e procedendo dritto arriverete davanti ad un bellissimo edificio.

Ecco l’Acquario Civico. Niente a che vedere come dimensioni con l’acquario di Genova, ma il fascino di questo edificio è veramente sorprendente. L’Acquario Civico di Milano fu istituito nel 1906, nell’ambito, pensate, dell’Esposizione Internazionale ed è l’unico padiglione costruito nel parco Sempione a non essere stato smantellato una volta conclusosi l’evento. È il terzo acquario più antico d’Europa. È stato recentemente oggetto di un lungo restauro che ha riportato l’esterno all’antico splendore e ha completamente rinnovato gli interni con nuove vasche, pur mantenendo l’interesse originale: offrire una dettagliata visione degli ambienti acquatici d’acqua dolce e marini italiani. Ora girate a sinistra e costeggiate l’Arena.

L’ Arena Civica Gianni Brera è il più antico stadio d’Italia! Pensate che venne costruito ancora prima che esistesse il calcio! L’Arena ha più di 200 anni e venne costruita per volere di Napoleone Bonaparte che, con la modestia che gli era abituale, voleva ricreare le magiche atmosfere perdute degli anfiteatri romani di mille anni prima! E così venne utilizzata inizialmente solo ed esclusivamente per parate militari, giochi, corse con le bighe e vere e proprie battaglie navali, le Naumachie.
La parte centrale veniva riempita di acqua al fine di permettere questi giochi, pensate che si racconta che una volta si poté ammirare persino una balena e un delfino nuotare liberamente qui, dentro l’Arena!
Dopo Napoleone, l’Arena venne usata per fare grandi feste con balli a cielo aperto e durante i mesi freddi diventava un’immensa pista di pattinaggio e, solo 100 anni fà, diventò un vero e proprio stadio per il calcio milanese. Negli anni 50, però, non riuscì più a contenere tutti i tifosi e, dopo essere stata lasciata abbandonata per una decina d’anni, iniziò ad ospitare gare di atletica, partite di football americano, rugby e avvenimenti di rilievo in genere.

Proseguite ora per Via Legnano costeggiando il Parco Sempione alla vostra sinistra… le mura dell’Arena Civica vi accompagneranno nel percorso di questo viale alberato che sbuca in Piazza Lega Lombarda, un gigantesco slargo diciamo poco identificabile con una “piazza” e molto più con un accrocchio di strade.
Di qui infatti si può o proseguire e ritornare in Corso Sempione tenendo la sinistra, oppure ci si può addentrare nel Quartiere di Chinatown seguendo le rotaie del tram o, ancora, andare verso il Quartiere di Brera girando a destra o proseguire dritto, che è quello che farete voi!
Passerete di fianco ad un grande bar chiamato ATM, pensate era un vecchio capolinea, una vecchia pensilina di cui hanno tenuto la struttura e hanno ricavato un discobar molto alla moda!

Proseguendo lungo i vecchi bastioni di Porta Volta arrivate all’incrocio con Via Volta.
Guardando verso sinistra vedrete in lontananza l’ingresso del primo vero cimitero di Milano, il Cimitero Monumentale, oggi, come dicevamo prima, riservato a pochi! Diciamo che essere sepolti qui ha sempre comportato un determinato status sociale o comunque l’aver raggiunto una certa stabilità economica!
È come un museo a cielo aperto… tra cappelle, statue e tombe di famiglia, l’arte qui non si spreca e i nomi dei personaggi sepolti nemmeno! Noti nomi della grande borghesia industriale e intellettuale milanese come Falk, Campari, Brambilla, Bocconi, Treccani e chi più ne ha più ne metta!

Tra le fronde invece, poco visibili, più vicini a voi, in Piazzale Biancamano, ci sono i due caselli daziari di una delle recenti porte della città, Porta Volta, risalenti alla fine dell’‘800.
Ora proseguite in Via Francesco Crispi e incontrerete, più avanti, un’altra porta: Porta Garibaldi, un bellissimo arco affiancato da due superbi caselli daziari. La sua realizzazione risale alla prima metà dell’‘800 e si apriva in direzione della strada per Como.
Siete in Piazza XXV Aprile recentemente sistemata e pedonalizzata e inserita nell’ampio progetto di riqualificazione urbana di tutto il quartiere di Porta Nuova che se guardate bene si trova oltre la super fashion Corso Como. Infatti questa strada dopo essere stata lasciata in stato di degrado e abbandono e destinata per lo più a parcheggio per tanto tempo, negli anni ’90 è diventata il fulcro indiscusso della “Milano da bere”.

L’edificio bicolore a destra della piazza con quell’aggetto in vetro che conserva ancora in alto la scritta “Smeraldo” era un Teatro fino a qualche anno fa e ora è diventato EATALY che tutto il mondo conosce. L’azienda è stata fondata da Oscar Farinetti, già proprietario di UniEuro.
Continuando lungo i bastioni di Porta Nuova, raggiungerete Piazza Principessa Clotilde dove un’altra porta segnerà il vostro cammino, Porta Nuova: di qui vedrete spiccare gli alti grattacieli della Milano – Porta Nuova!

Poco più avanti incontrerete Piazza della Repubblica e proseguendo dritto sarete nuovamente sui bastioni di Porta Venezia per la terza volta… Girerete a destra dopo i caselli di Piazza Oberdan e sarete finalmente arrivati.
Avrete concluso e finito i vostri 42,195Km di percorso!

Complimenti e Congratulazioni!

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