Vi consigliamo di intraprendere questa macabra passeggiata in occasione della festa di Halloween oppure quando volete se siete amanti dell’occulto!

Ma Halloween non è una festa “anglosassone”? E’ vero, ma se scaviamo un po’ nella storia, scopriamo che è una festa anche un po’ nostra! Essa infatti si tramanda come ricorrenza antica di origine Celtica… stiamo parlando di 2500 anni or sono quando i celti (i Galli!) occupavano l’Inghilterra, la Scozia, l’Irlanda, la Francia e l’Italia del Nord e quindi anche Milano e tutta la Lombardia!

Appurato quindi che non siamo qui per festeggiare feste che non ci appartengono, vi vogliamo far scoprire tutto ciò che di più macabro e pauroso si racconta sulla vostra città! Vi portiamo manoxmano alla ricerca di quello che di misterioso si nasconde dietro al traffico frenetico e strombazzante… e quindi, basta, silenzio, che gli spiriti del passato non siano disturbati! Vedrete che, dopo questo viaggio nell’occulto, nessun luogo vi sembrerà più lo stesso e ripercorrendo un giorno queste strade, non potrete fare di avere un po’ di tremarella!

Iniziate dal centro più centro, dal simbolo della città, da Piazza del Duomo. Mettetevi davanti alla cattedrale e ascoltate questo primo racconto. E’ la storia di un fantasma, il fantasma di Carlina… che pare sia ancora qui che si aggira sconsolata tra la moltitudine di gente che popola questa grande piazza.

Carlina era una ragazza del lago di Como, precisamente di Schignano. A quel tempo e da quelle parti, era usanza che le giovani spose si vestissero in nero e non in bianco come siete abituati a vederle voi, per passare inosservate, affinchè nessun bruto si approfittasse di loro e della loro giovane età… era come un travestimento! Con quelle vesti Carlina e Renzino (così si chiamava il suo giovane marito), vennero a Milano a visitare il Duomo e le sue guglie come si usava a quel tempo in viaggio di nozze. Era una fredda e nebbiosa giornata d’autunno e i due innamorati salirono fino in cima alla grande terrazza… tutto era avvolto nella nebbia, le guglie saltavano fuori all’improvviso e con esse anche le figure mostruose scolpite nella pietra… Carlina era molto irrequieta e impaurita…ma come mai era così terrorizzata? Cos’è che la angosciava?… Carlina, ahimè teneva stretto un segreto, aspettava un bambino, era incinta e aveva giurato che non lo avrebbe mai rivelato a nessuno, nemmeno al suo Renzino, e gli avrebbe fatto credere di essere lui il padre.

Carlina era sicura che sarebbe riuscita a mantenere questo segreto, ma, una volta in cima al Duomo, la fitta nebbia e le figure di diavoli e dragoni, la gettarono nel panico più totale… Si sentì osservata, giudicata e accusata per la grave e imperdonabile colpa di essersi concessa ad un altro uomo prima delle nozze! E mentre nella foschia continuavano a comparire sagome inquietanti, Carlina non ce la fece più, lasciò la mano del suo sposo e si mise a correre tra le statue urlando e piangendo… fu a quel punto che Renzino la vide cadere. Seguì il suo corpo nel vuoto fino a che non fu inghiottito dalla nebbia. La leggenda racconta che il corpo della fanciulla venne cercato a lungo, ma non venne mai trovato. Oggi parecchie testimonianze raccontano di un’inquietante figura vestita di nero con gli occhi bianchi che appare nelle foto alle spalle dei novelli sposi che escono dal Duomo di Milano quasi ad augurare un matrimonio felice e sereno che lei non ha potuto avere.

Ora lasciate la grande piazza e proseguite verso un’altra piazza, sicuramente più piccola e meno famosa, ma non certo meno carica di mistero… Siete in Piazza Santo Stefano davanti all’omonima chiesa… ma guardate a sinistra, quell’altro edificio… è una chiesa anche quella… ma quale segreto conserva al suo interno? Intanto già dal nome possiamo farci un’idea: questa è la chiesa di San Bernardino alle Ossa.

Prego, quindi, accomodatevi, la visita è gratuita! Il custode quando vi vedrà capirà subito perché siete lì e vi condurrà subito a destra, nella cappella. Oh santo cielo… le alte pareti sono completamente rivestite di teschi e di scheletri tenuti insieme da delle reti perché non vi cadano addosso! Brrr che paura… ma di chi sono tutte queste ossa? Si dice che appartengano alle piccole vittime della grande peste e ai condannati a morte di molto molto tempo fa. Non c’è molto altro da raccontarvi se non una macabra leggenda la quale narra che, la notte del 2 novembre, il giorno dei Morti, le ossa di una bambina, disposte a fianco dell’altare, abbiano preso vita, mettendosi a capo di una lunga processione di scheletri camminando e ballando per tutta la notte… Non ci credete? Beh, pensate che c’è chi racconta di aver sentito, in quell’occasione, rumori strani provenire proprio dalla cappella… come uno stridio di ossa quasi assordante!

Ora passeggiate un po’ per questo tranquillo quartiere di Milano pensando che tanto tempo fa era una delle zone più malfamate e malfrequentate di tutta la città! Pare che inizialmente qui ci fosse una sorta di foresta, ahimè, assai pericolosa, perché frequentata da malviventi pronti a fare qualsiasi tipo di razzia. In un secondo tempo poi, sempre moltissimi anni or sono, quando si decise la costruzione della cattedrale del Duomo, al fine di trasportare i grandi blocchi di marmo, disboscarono la foresta, deviarono il corso d’acqua del Naviglio per portare fin qui una sorta di canale che confluiva poi in un laghetto dove i barconi potevano ormeggiare e scaricare i materiali più comodamente. Ecco qui spiegato quindi il nome che ha questa piccola via, proprio accanto a Piazza Santo Stefano, via Laghetto… ed è proprio al n.2 che vi vogliamo condurre affinchè questa nuova storia possa attraversare la vostra immaginazione… Non si tratta di fantasmi, ne di scheletri che camminano, questa è una storia di streghe…Si, avete sentito bene, streghe vere e proprie con tanto di magia e di pozioni magiche. Non credete alle streghe?

Beh, ad ogni modo, proprio qui, in Via Laghetto al 2, abitava la strega delle streghe, il suo nome era Arima! Sembra che Arima, di notte, organizzasse feste e banchetti, preparasse pozioni magiche e sortilegi, ballasse sui tetti insieme alle sue seguaci e, sempre con loro, volasse fino in Piazza della Vetra per proseguire i bagordi e imbastire sortilegi!
Prima di raggiungere quest’altra zona della città, ai tempi considerata tra le più sporche, puzzolenti e pericolose di Milano, non potete assolutamente perdervi un altro illustre portone di ingresso, qui a due passi, in Corso di Porta Romana al n.3. In questo bellissimo ma austero palazzo, si narra vivesse il Diavolo in persona! Ma chi era questo Diavolo?

Pare si chiamasse Ludovico Acerbi, proprietario di questo palazzotto fastoso che ancora oggi porta il suo nome! La leggenda racconta che il marchese Acerbi, non curante della terribile epidemia di peste che invase Milano 400 anni fa, organizzasse feste in continuazione nelle sale del palazzo e quando usciva, lo si vedeva girare per le strade con una carrozza nera trainata da sei cavalli neri e con sedici guardie del corpo vestiti in livrea verde dorata….che personaggio inquietante! Chi di notte attraversava le vie della città in quel periodo non vedeva altro che cataste di morti per le strade, ma se si avvicinava a palazzo Acerbi, invece, udiva solo musica e schiamazzi che provenivano dalle sale del Palazzo dove il marchese invitava quei nobili, rimasti in città a divertirsi, noncuranti dell’epidemia… e badate bene, nessuno, ma proprio nessuno, tra invitati e marchese, si ammalò mai del terribile morbo! E fu proprio per questo motivo che Ludovico Acerbi fu additato come il Diavolo in persona… sia per i suoi comportamenti scanzonati sia per il mistero che avvolgeva quella dimora dove sembrava che le sciagure non potessero entrarvi!

Se il portone è aperto sbirciate pure nel cortile… ma state attenti… non si sa mai! In ogni caso, che sia chiuso o aperto, soffermatevi a guardare quelle due faccione di pietra a destra e a sinistra del grande portone… e poi alzate lo sguardo e ammirate i bassorilievi sopra la vostra testolina… forse è proprio vero che qui abitava il Diavolo!

Adesso non pensateci più al Diavolo e proseguite fino in Via Santa Sofia dove potrete salire sul comodo autobus 94 per farvi trasportare fino aPiazza della Vetra, dove Arima, con le sue seguaci, invece, arrivava svolazzando!

L’autista si fermerà davanti al Parco delle Basiliche: è qui che dovete scendere! Addentratevi ora nei giardini dalla parte della Chiesa di San Lorenzo. Questa, come abbiamo detto prima, era una zona molto malfamata e ai tempi si pensava che fosse un altro covo di stregonerie oltre alla zona di Via laghetto. Era un quartiere emarginato caratterizzato oltretutto da un odore pestilenziale causato dai Vetreschi, così venivano chiamati i conciatori di pelle che bagnavano le pelli nell’acqua del canale Vetra! Fu così che questo luogo parve perfetto per procedere alle esecuzioni pubbliche, in particolare, il posto ideale dove bruciare le streghe! Ma cosa succedeva esattamente? Il mal capitato, strega o stregone che fosse, procedeva legato e scortato da Via delle Pioppette, attraversava un ponticello in legno sul canale Vetra e raggiungeva, in mezzo alla folla urlante, il patibolo.

Vedete quella statua (San Lazzaro Martire) laggiù? Ecco, il patibolo era proprio in quel punto! A volte si procedeva, prima del rogo, alla tortura della vittima tramite diabolici marchingegni, come ruota, altre volte si accendeva subito il fuoco! Allora… cosa ne pensate? Terribile, non credete? Ma badate bene… la verità è che con l’accusa di stregoneria vennero giustiziate e bruciate tantissime persone, forse troppe…tant’è che non tutti gli inquisitori (quelli che ordinavano le esecuzioni!) la passarono liscia.

Infatti, proprio qui vicino, in Piazza Sant’Eustorgio (l’altra basilica del parco) vi vogliamo far vedere come… chi la fa l’aspetti! In quest’altra piazza potete arrivarci o lungo il Parco oppure facendovi una piacevole camminata lungo corso di Porta Ticinese, zona peraltro veramente deliziosa! Questo è un quartiere molto caratteristico… Il traffico limitato rende questa zona molto particolare, forse apparentemente trasandata ma ricca di tradizione e fascino.

Siete arrivati in Piazza Sant’Eustorgio? Ecco ora quello che ci interessava: vedete quella statua sopra la colonna? Non vedete niente di strano sulla testa di quell’uomo? Ha una spada conficcata nel cranio! Ma chi era costui? Era Pietro da Verona, un frate inquisitore, che mandò sul rogo talmente tanta gente innocente che, un giorno, caduto in un’imboscata, venne trafitto alla testa per vendetta e lì è rimasto… in cima a quell’altissima colonna!

Lasciamo ora streghe, patiboli, roghi e inquisitori e cambiamo zona… potete farlo prendendo il Tram3 che vi farà percorrere tutta Corso di Porta Ticinese verso il centro, passerete davanti alle colonne della bellissima Basilica di San Lorenzo per poi scendere in Via Torino, all’altezza di Santa Maria Segreta

Rilassatevi per bene, magari con una tazza di tè o con un veloce spuntino in via medici all’Ostello Bello, perché adesso vi condurremo manoxmano in una Milano dalle tinte scure… vedrete che in queste vie strette e buie, il rumore del traffico un po’ vi mancherà… anche perché vi stiamo per raccontare una storia vera, non è una leggenda, è la storia di un serial killer che abitava qui, in Via Bagnera.

Siamo nella Milano dell’800, quindi più di 200 anni fa… e siamo nella strada più stretta di tutta Milano, la stretta Bagnera. In questa via abitava un capomastro molto rispettato sia per i suoi bei modi sia perché considerato un gran lavoratore, un certo Antonio Boggia, diventato famoso come mostro della Bagnera! Tutto nacque dalla denuncia di scomparsa di una signora benestante Ester Maria Perrocchio. Il figlio, infatti, preoccupato di non trovare la madre in casa per molto tempo iniziò ad insospettirsi e avviò le indagini insieme al giudice Crivelli che aveva capito subito che in quel Boggia, c’era qualcosa che non quadrava… La signora Ester era infatti venuta a contatto con il Boggia per dei lavori di ristrutturazione da realizzarsi nel suo palazzo e dopo qualche tempo, scomparve. Il Boggia, nel frattempo, astutissimo e senza indugio, aveva fatto in modo di diventare lui stesso amministratore e proprietario del palazzo della sig.ra Ester falsificando dei documenti importanti e fu questo a destare i primi sospetti sul mostro della Bagnera. Mostro? Ma come mai passò alla storia come un mostro?

In fondo il Boggia era sempre stato onesto e insospettabile, uomo timorato di Dio e sempre gentile con tutti… ma, al giudice Crivelli, il Boggia proprio non piaceva tant’è che cerca e ricerca, trova che in passato era stato accusato di tentato omicidio… Secondo la denuncia, Boggia aveva attirato un certo Comi nel proprio magazzino nella Stretta Bagnera, con la scusa di farsi controllare dei conti. Mentre il malcapitato era chino sullo scrittoio, Boggia gli aveva assestato un forte colpo di scure alla testa, tramortendolo. Ripresosi dal duro colpo, il contabile era riuscito a scappare e a denunciare il proprio aggressore. Processato come colpevole e riconosciuto in stato di follia, Boggia era stato internato per alcuni anni in manicomio.

Con questi presupposti, quindi, il giudice non molla l’osso e prosegue nelle indagini, ormai è sicuro, Boggia è un omicida! Cerca di interrogarlo ma senza risultati… interroga i vicini e il portinaio e finalmente riesce a scoprire che un giorno il Boggia fu visto scendere le scale con una grossa cesta sulle spalle e addentrarsi nei sotterranei del palazzo… Viene disposta subito una perquisizione del caseggiato perchè il Crivelli è convinto che il corpo della donna sia nascosto proprio nel palazzo… infatti come avrebbe potuto il mostro della Bagnera andare in giro per la città con un cadavere sulle spalle? Ed ecco che le ricerche iniziano a dare i loro frutti: nascosto in un sottoscala murato ecco il corpo della povera Ester senza gambe e senza testa!!! Aiuto! A quel punto il Boggia viene condotto sul luogo e crolla e ammette di averla uccisa con una scure…

Le indagini proseguono: mentre il Boggia è in carcere, il giudice trova altri indizi… non è finita qui, saltano fuori dei documenti appartenuti ad un certo commercialista scomparso da qualche anno. A quel punto il giudice lo accusa anche della morte di un manovale, di un commerciante e di un fabbro, tutte persone scomparse dopo essere entrati in contatto con lui, il mostro! Il Crivelli è sicuro di quel che dice ma ancora nessun corpo è stato rinvenuto…..continuano le perquisizioni al magazzino e viene trovata una stanza nascosta, la aprono ed ecco la verità riaffiorare: tutti i corpi dei poveretti giacciono scheletriti all’interno del locale e il Boggia, finalmente viene condannato a morte! Derubava le sue vittime e se ne sbarazzava uccidendole con la scure e quando interrogato gli chiesero perché lo facesse, lui rispose che faceva quello che la testa gli ordinava… in sostanza il Boggia voleva ancora fare il furbo e passare per “folle” per farsi rinchiudere in un manicomio, ma il giudice Crivelli sapeva bene che non era così. Il Boggia era a tutti gli effetti un serial killer e come tale doveva essere giudicato e giustiziato. E così fu. Il Boggia morì sulla pubblica piazza davanti a migliaia di persone che lo volevano morto.

Avete sentito? che terribile storia… Ora proseguite per il vostro percorso senza indugi… Vi vogliamo raccontare di come Ambrogio (divenuto poi Sant’Ambrogio) sconfisse il Diavolo! No, no, non era Ludovico Acerbi questa volta il diavolo, non aveva le sembianze umane, era proprio il Diavolo, quello con le corna e la coda! Per sentire questa leggenda però, fate una passeggiata, seguite le nostre indicazioni e raggiungete la meravigliosa basilica di sant’Ambrogio. Andateci a piedi per tutte queste vie di Milano che conservano ancora un carattere particolare…

Giunti in Sant’Ambrogio, la visita ai cortili e ai chiostri sarebbe la prima cosa da fare se non fosse che noi vi vogliamo far fermare nella piazza. La vedete quella colonna? Avvicinatevi, non abbiate paura… li vedete quei due buchi nella pietra?… Ecco, si narra che questi due buchi siano stati lasciati dalle corna del diavolo che, sbattuto contro la colonna da Ambrogio, sia rimasto incastrato prima di scappare e ritornare all’Inferno da dove era venuto! Pensate che si racconta che il diavolo rimase incastrato e bloccato alla colonna per due giorni e che poi, a fatica, sia riuscito a fuggire. La credenza inoltre rivela che da quei due fori si possa sentire un forte odore di zolfo se ci si appoggia il naso e i rumori degli inferi se ci si appoggia l’orecchio… e che comunque, cosa più semplice, porti fortuna infilarvi le dita! Fatelo anche voi, mi raccomando, vi servirà!

Raggiungete ora qui a due passi la fermata dell’autobus 94 e scendete in Piazza Cadorna…attraversate i cortili del Castello Sforzesco e iniziate a riempirvi le narici con l’aria umida del parco… “Ma come?” direte voi “bisogna aver paura anche qui?”….forse si, soprattutto nelle umide sere d’inizio inverno quando il parco viene avvolto dalla fochia….ma state a sentire:

Pare che nelle sere nebbiose d’inverno, quando tutto viene avvolto dal manto gelido della sera, appaia in lontananza una figura dai contorni indistinti che si avvicina rapidamente quasi sollevata dal suolo senza correre ne camminare… proprio come un fantasma! La dama del parco… E’ vestita di nero e il velo, sempre nero, le avvolge il viso e da quel poco che si racconta, pare sia una donna bellissima, o meglio, scusate, “una fantasma” bellissima! Si dice che una volta apparsa, la Dama porga la sua gelida mano conducendo il malcapitato per i sentieri nascosti del parco dove la nebbia è sempre più fitta, fino a raggiungere il cancello di una grande villa… a questo punto la leggenda racconta che la Dama Nera apriva il cancello con un’enorme chiave e portava la sua vittima all’interno dei saloni della villa dove una musica spettrale li accompagnava in un vortice di danze… ore e ore di balli senza sosta, senza che la donna si tolga mai il velo dal viso! Che paura, ma chi è questa Dama Nera e che cosa nasconde sotto il velo? Ed ecco, che alle prime luci dell’alba, il malcapitato, ormai innamorato pazzo, alza il velo e cosa vede? Un teschio! Sì, un teschio con gli occhi cavi! Aiuto! Questa scoperta terribile induce la vittima a fuggire…

Secondo la leggenda, tutti gli uomini che videro la Dama diventarono pazzi, tanto da trascorrere tutto il resto della loro vita cercando di ritrovare la grande villa dove avevano ballato con la Dama Nera! Ora sarà buio, è meglio tornare a casa, oppure sarà ora di pranzo o, meglio ancora, l’ora per fare una buona merenda e lasciare queste storie di paura nei luoghi dove le avete conosciute… Non le portate a casa con voi e ai vostri fratellini più piccoli raccontategliele solo quando saranno cresciuti… E se vi siete spaventati, mangiateci su… infondo è stato un modo per conoscere meglio la vostra città e i tanti segreti che essa nasconde.

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