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lago gerundo

Tanto, tanto tempo fa, nelle terre lombarde, il funesto drago del Lago Gerundo terrorizzava il popolo e i nostri antenati…
Sembra l’inizio di una fiaba, vero? Eppure il Gerundo era veramente un lago lombardo, secoli fa… E il drago, invece? È veramente esistito? C’è un fondo di verità?

Ogni tanto il mistero del Lago Gerundo ritorna ad incuriosire milanesi e turisti: si organizzano visite a tema, sono stati scritti libri e si sono formulate teorie… In realtà non abbiamo fonti scritte certe, sull’esistenza del lago, ma la tradizione orale ci ha lasciato in eredità anche questo enigma.

Pare che il Gerundo si estendesse tra i fiumi Adda e Serio fin dalla preistoria, comprendendo quindi non solo i territori di Milano e dintorni ma anche le provincie di Lodi, Cremona e Bergamo: com’è possibile che un lago così grande sia sparito?

Partiamo dal nome: Gerundo. Per chi mastica un po’ di toponomastica, è facilmente intuibile che questo nome derivi dal dialetto “géra”, ghiaia, o “gérola”, sasso, e questo basta per descrivere la conformazione di questo territorio. Ma, secondo un’altra teoria più ambiziosa, il termine “Gerundo” deriva dal greco “Acheron”, in riferimento al fiume Acheronte: infatti il lago, molto lontano dall’essere la meta ideale per una gitarella in famiglia, era più che altro una zona malsana e paludosa, da evitare a causa delle sue esalazioni nocive.

Ma perché il Lago Gerundo era così insalubre?
E qui la tradizione orale e le ipotesi degli storici si fondono con la leggenda: si racconta, infatti, che il territorio del lago fosse infestato dal drago Tarantasio, un mostro che con il suo alito non solo rendeva malsana l’aria (diventando portatrice di una serie di malattie, tra cui la febbre gialla), ma terrorizzava la popolazione cibandosi di esseri umani… preferibilmente di bambini. Pare che la sua zona di caccia prediletta fosse la zona di Lodi, anche se tracce della sua presunta esistenza si ritrovano tutt’oggi anche a Milano: infatti pare che nella Chiesa di San Marco ci sia un affresco che raffigura un animale simile ad un rettile mentre esce dall’acqua.

Qual era l’aspetto di questo drago minaccioso?

tarantasio

A quanto pare il nome “Tarantasio” deriva da “tarantola”, ad indicare che questa creatura fosse dotata di un numero di zampe per niente comune per un rettile. Ma cos’altro sappiamo? Ecco come lo descrivono le testimonianze:

? Il drago era una creatura simile ad un serpente lungo ben cinquanta braccia, dotato di coda e di zampe palmate;

? Aveva una bocca enorme, molto vicina a quella di un coccodrillo;

? Era riconoscibile anche dalle grosse corna sulla testa;

? Sputava fuoco dalla bocca, come ogni vero drago che si rispetti, e fumo dal naso: ecco perché l’aria diventava insalubre, in sua presenza;

Oggi, però, non c’è traccia né del lago né del drago: anzi, addirittura sembra che la scomparsa di uno sia strettamente collegata a quella dell’altro. Il mistero, però, aleggia anche sulla morte di Tarantasio… Le teorie sono molte:

? Secondo alcuni, il primo gennaio del 1300 (anno del Giubileo), il drago morì in seguito all’intervento di San Cristoforo (o, in altre versioni, il vescovo di Lodi Bernardino Tolentino): dopo tre giorni di preghiere le acque malsane del Gerundo si ritirarono, lasciando come tetro souvenir solo lo scheletro del mostro. A dimostrarlo sarebbe una costola del drago, custodita all’interno dell’ex Chiesa di San Cristoforo di Lodi, della quale però si sono perse le tracce: che qualche collezionista di rarità l’abbia rubata? Poco importa: pare che ancora oggi a Pizzighettone (in provincia di Cremona) sia rimasta un’altra costola del drago, di ben 1,70 metri! Dove? All’interno della sacrestia di San Bassiano;

? Una delle teorie più popolari racconta che fu il condottiero Umberto Visconti, capostipite della nobile casata, a porre fine all’esistenza di Tarantasio. L’uomo entrò nella caverna del drago, proprio mentre il mostro stava per divorare un bambino, ma l’eroe ebbe la meglio dopo ben due giorni di estenuante lotta! Per questo lo stemma visconteo, oggi ancora simbolo di Milano, è il nostro “biscione” con un bambino in bocca: probabilmente il pittore di corte non aveva mai visto un drago e lo disegnò più simile ad una vipera… ma almeno rimase il racconto della mitica impresa!

Entrambe le versioni prevedono una variante sulle origini del drago: egli, infatti, non sarebbe stato un semplice mostro. Si racconta che Tarantasio nacque dal cadavere di Ezzelino III da Romano, condottiero che visse tra il XII e il XIII secolo e noto per la sua ferocia, tanto da venire scomunicato a causa della sua condotta. Persino Dante, nella Divina Commedia, lo condannò alle eterne pene dell’Inferno!
Ezzelino, dopo un’esistenza di crudeltà, morì suicida proprio nelle terre che corrispondono alla collocazione del Lago Gerundo: sarà un caso? Chissà…

tarantasio

A dimostrazione del fatto che il drago Tarantasio sia veramente esistito sono i bestiari del naturalista e botanico Ulisse Aldrovandi, vissuto nel XVII secolo: una personalità importante, dato che coniò egli stesso il termine “geologia”! I suoi studi non comprendevano solamente animali che senz’ombra di dubbio definiremmo “reali”, ma anche creature mitiche come, per appunto, i draghi… e anche lo stesso Tarantasio. Ma il mostro non era già stato ucciso secoli prima?

Che sia realmente esistito oppure no, la storia del Lago Gerundo e di Tarantasio continua ad essere narrata: una frazione di Cassano d’Adda, Taranta, prende il nome dal mostro che infestò queste zone, e pare che anche il marchio dell’Eni, il cane a sei zampe, abbia avuto come ispirazione il ben noto drago!

tarantasio

Ma, tornando al Gerundo: leggende a parte, come mai questo lago è scomparso nel nulla?
Secondo le datazioni geologiche, la Valle dell’Adda si presentava così com’è ora già 5000 anni fa, quindi il Lago Gerundo potrebbe non essere mai esistito. Secondo l’opinione più diffusa, però, già nell’XI secolo i monasteri dei territori circostanti iniziarono una lunga impresa di bonifica, essendo il lago una zona palustre decisamente insalubre. Insomma: che il Gerundo sia esistito o meno, l’importante è che oggi non ci sia più!

E voi, invece, che opinione vi siete fatti? Noi pensiamo questo: al di là della verità, anche una storia improbabile merita di essere raccontata… specialmente se coinvolge un drago!

Milano, 16 Ottobre 2017
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