“Nati tra il serio e il faceto, sbocciati una calda domenica d’ottobre milanese. Tratto distintivo: amanti persi della laicità dello Stato.”
È con queste poche parole che I Sentinelli di Milano si presentano sulla loro pagina facebook: una community che, a partire dall’ottobre del 2014, si è riunita in difesa di quei valori che, negli Stati democratici, vanno sempre presidiati perché ormai dati per scontati: la laicità, l’antifascismo e l’antirazzismo.
In poco più di tre anni I Sentinelli sono cresciuti fino a raggiungere gli 80.000 like: un numero enorme, che ci fa capire quanto i milanesi rimangano vigili per tutelare il diritto alla diversità e all’inclusione, schierandosi sempre contro ogni tipo di violenza. E la loro attività non si ferma al mondo virtuale: i Sentinelli si muovono, manifestano e soprattutto fanno politica fuori dalle classi politiche – spesso anche dando fastidio -, facendo dei diritti civili il loro manifesto principale.
Non c’è da stupirsi quindi che, ai Milano Storytelling Awards, i Sentinelli abbiano vinto ben due premi: quello di Miglior Associazione di Milano e il prestigioso Milanese dell’anno (per scoprire tutto della premiazione leggete il nostro blog qui). Nel nostro tour di interviste non vedevamo l’ora di parlare con Luca Paladini, il portavoce del gruppo, che ha risposto a qualche domanda per farci conoscere meglio i Sentinelli e la loro Milano.
Luca, parlaci del vostro progetto: com’è nato e cos’è?
È nato in modo assolutamente casuale. Stanchi di vedere manifestarsi in piazza l’omofobia delle Sentinelle in piedi, ci siamo autoconvocati attraverso la rete per fare una contromanifestazione ironica davanti a loro. L’incredibile successo di partecipazione ci ha subito fatto capire quanto bisogno c’era di creare un movimento per i diritti civili e la laicità che mischiasse persone omo e eterosessuali. Capaci di fare politica nelle Piazze con obiettivi precisi ma anche toni dissacranti.
Secondo voi come sta cambiando Milano, e quali sfide ancora l’aspettano?
Milano è una città in costante movimento, perennamente chiamata per vocazione a rinnovarsi. L’attende la sfida di essere una città capace di non lasciare indietro nessuno, capace di guardare al suo centro ma pure nel suo angolo di periferia più nascosto.
Parliamo un po’ di Milano e mettiamo in moto la fantasia: se I Sentinelli fossero un posto, un luogo o un monumento della nostra città, quale sarebbero e perché?
Se i Sentinelli fossero un luogo sarebbero quella Piazza della Scala che, 25 anni fa, infranse grazie al coraggio di pochi il “tabù” di mettere in piazza l’amore omosessuale, celebrando undici simbolici matrimoni fra persone dello stesso sesso. In quella piazza i Sentinelli nel 2015 fecero una delle loro più riuscite manifestazioni.
Siete stati premiati ai Milano Storytelling Awards come una delle eccellenze che meglio raccontano Milano: secondo voi quali altre realtà di Milano, escludendo quelle già nominate quest’anno, contribuiscono a raccontare la città?
Emergency, la Milano dei diritti umani, quella che in barba a regole disumane si cura di tutti.
Parliamo del futuro e delle vostre aspettative: come vedete il vostro progetto tra 5 anni?
Capace ancora e di più d’essere un movimento di persone libere che hanno nella laicità e nello spirito dei valori antifascisti la loro stella polare di riferimento.
L’idea che sia un gruppo di persone e non un singolo a vincere il premio per il Milanese dell’anno ci è piaciuta tantissimo: una bella metafora per dire che chiunque si riconosca in questi valori diventa immediatamente il “milanese dell’anno”, qualcosa molto in linea con i valori di inclusione e parità per i quali i Sentinelli si battono.