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Prendendo spunto dalla mostra delle Gallerie d’Italia Ma noi ricostruiremo, oggi vi raccontiamo quattro episodi della storia di Milano che videro la città distrutta… ma, ad ogni distruzione, è sempre seguito un nuovo inizio

Il fatto che una città fosse grandiosa in passato, non vuol dire che sia destinata a durare nel tempo. Babilonia non esiste più, Pompei venne distrutta da una calamità naturale, altre città vennero semplicemente abbandonate a loro stesse dagli abitanti.
Anche Milano avrebbe potuto incontrare un destino simile, non a causa di eruzioni vulcaniche o emigrazioni di massa ma per colpa delle guerre, guerre che a volte finirono col raderla al suolo completamente. Mentre mi documentavo per questo blog, mi sono stupita più volte che oggi sia rimasto ancora qualcosa dell’Anfiteatro Romano, ad esempio. Infatti, a partire dalle incursioni dei barbari, Milano rischiò di scomparire dalle cartine mondiali almeno quattro volte:

Assedio di Milano del 452 d.C.

Invasion of the Barbarians or The Huns approaching Rome - Color Painting

“L’invasione degli Unni” di Ulpiano Checa (1887)

Iniziamo questa piccola carrellata di distruzioni con un personaggio che tutti noi conosciamo: Attila, il “Flagello di Dio”, sovrano degli Unni. La ragione che condusse Attila in Italia fu un pretesto “romantico” che lo lega a Giusta Grata Onoria, sorella maggiore dell’Imperatore dell’Impero Romano d’Occidente Valentiniano III.

Questa storia è davvero singolare. Per qualche motivo l’Imperatore non voleva che Onoria si sposasse, ma la donna ebbe comunque una relazione con un uomo che Valentiniano non avrebbe mai approvato. Per questo condannò all’esilio la sorella e, in più, la obbligò a fidanzarsi con un senatore. Onoria non ne voleva sapere e mandò una richiesta d’aiuto ad Attila. Il sovrano degli Unni scambiò quella lettera per una proposta di matrimonio e, per questo, pretese non solo la mano della donna ma anche metà dell’Impero Romano d’Occidente. Valentiniano ovviamente la pensava diversamente e cercò di far comprendere ad Attila che la lettera di Onoria non aveva alcuna valenza legale. Il re barbaro però insistette e, alla fine, invase l’Impero prima nel 451, poi nel 452.

La data che ci interessa è il 452, quando Attila penetrò in Italia passando da Trieste, per poi raggiungere Aquileia e Padova. La tappa successiva fu Milano, che non fu difficile da raggiungere per Attila e i suoi Unni: tutte le città erano terrorizzate e non riuscivano ad opporre resistenza. Milano venne distrutta da cima a fondo dai barbari e Attila si insediò nel Palazzo Imperiale della città (possiamo vedere quello che rimane di questo edificio in Via Brisa, zona Corso Magenta).

Assedio di Milano del 538-539 d.C.

La “Battaglia dei Monti Lattari”, episodio della guerra gotica, dipinta da Alexander Zick

La “Battaglia dei Monti Lattari”, episodio della guerra gotica, dipinta da Alexander Zick

Meno di cento anni più tardi, troviamo un altro popolo barbaro minacciare Milano e l’Italia: gli Ostrogoti, che tra il 535 e il 539 combatterono la cosiddetta Guerra Gotica contro l’Impero Romano d’Oriente (ossia contro i Bizantini). Entrambe le fazioni volevano mettere le mani su quello che rimaneva dell’Impero Romano d’Occidente, caduto ufficialmente nel 476 con Romolo Augusto come ultimo imperatore. All’epoca il sovrano dei Bizantini era Giustiniano I, che affidò al generale Belisario il compito di combattere gli Ostrogoti e di scacciarli dall’Italia.

Dopo aver riconquistato l’Italia meridionale e Roma, Belisario ricevette la visita di Dazio, vescovo di Milano, il quale lo pregò di mandare un esercito nell’Italia nord-occidentale: in cambio l’Impero Bizantino avrebbe avuto non solo la città meneghina, ma tutta la regione. Belisario accolse la proposta e mando un esercito guidato da tale Mundila, occupò facilmente Milano e altre città del Nord Italia. Vitige, il re degli Ostrogoti, non stette a guardare e mandò suo nipote Uraia ad assediare Milano con un potente esercito: l’assedio fu duro sia per i bizantini di Mundila che per i milanesi, che dovettero resistere dal 538 fino al marzo del 539.

Belisario avrebbe inviato volentieri dei soccorsi a Milano, ma in quel periodo era spesso in contrasto con il generale Narsete, mandato in Italia da Costantinopoli insieme a nuovi rinforzi. Narsete si rifiutava di obbedire agli ordini di Belisario, quando la pensava diversamente sulla strategia bellica da attuare. L’esercito stesso era diviso tra i “fan” di Belisario e quelli di Narsete, così da dividere le forze a disposizione.

Ad un certo punto Belisario riuscì a mandare un esercito per aiutare Milano, condotto da tali Martino e Uliare. I due però non raggiunsero mai la città e rimasero ad un giorno di distanza, nei pressi del Po, probabilmente perché i soldati romani temevano la superiorità numerica degli Ostrogoti. Seguirono altri conflitti interni a causa della rivalità tra Belisario e Narsete, mentre Milano pativa a tal punto la fame da ritrovarsi a mangiare quello che capitava, anche cani e topi.

Mentre i soccorsi rallentavano, Mundila si confrontò con alcuni inviati ostrogoti, che gli assicurarono che, se si fossero arresi, la guarnigione bizantina non avrebbe subito danni. In aggiunta Mundila pretese che anche la popolazione milanese venisse risparmiata, ma le promesse degli Ostrogoti non sembravano sincere. Alla fine il comandante romano propose ai suoi soldati di attaccare i barbari in un unico attacco suicida, in modo da morire da veri eroi piuttosto che vivere da codardi, ma l’esercito ovviamente non fu d’accordo e preferì arrendersi. Gli Ostrogoti mantennero la promessa e non toccarono i soldati bizantini nemmeno con un fiore, ma in compenso 30.000 milanesi vennero massacrati. Secondo le fonti, tutti i maschi vennero uccisi e le femmine prese come schiave.

Teniamo in considerazione che Milano era stata capitale del defunto Impero Romano d’Occidente (dal 202 al 402, per due secoli esatti), quindi il fatto che venisse distrutta fece una certa impressione sull’imperatore Giustiniano. Comprendendo che la causa di questa disfatta fu la rivalità tra Belisario e Narsete, richiamò quest’ultimo a Costantinopoli. Eppure, a guerra conclusa (con l’Italia divenuta provincia dei Bizantini), fu proprio Narsete ad ordinare la ricostruzione di Milano, tra alti e (molti) bassi.

Assedio di Milano del 1162

I Consoli di Milano chiedono clemenza a Federico Barbarossa alla fine dell’assedio (stampa di Anonimo)

Ma lasciamoci alle spalle l’età barbarica e passiamo direttamente al Basso Medioevo, in piena età comunale.
All’epoca Milano era una di quelle città che non voleva sottostare al volere dell’imperatore del Sacro Romano Impero, che in quegli anni era Federico Barbarossa. Quest’ultimo era ben deciso a mantenere il controllo sulle città del Nord Italia, anche se molte – Milano compresa – non erano dalla sua parte.

Milano voleva aumentare il suo potere e la sua influenza sul nord della penisola, per questo assediò la città di Lodi. Il Barbarossa, che non vedeva di buon occhio questa ambizione, scese in Italia nel 1161 e con il suo esercito bruciò i campi della campagna intorno a Milano, in modo da privare la città delle sue provvigioni e di isolarla dai suoi alleati, costringendola alla resa senza combattere. Dopo sei estenuanti mesi di assedio, Milano mandò otto cittadini a Lodi per essere ricevuti dal Barbarossa, in modo da discutere un compromesso. I milanesi promisero all’imperatore una resa con precise condizioni, tra cui il ritorno degli imperiali in città, la costruzione di un palazzo imperiale, ostaggi… Insomma, tutto quello che il comune poteva offrire pur di evitare la distruzione di Milano. L’imperatore rifiutò tutte le proposte: a parer suo, Milano avrebbe dovuto arrendersi senza condizioni.

Seguirono altre ambasciate, ma nulla da fare. Per decidere la punizione da infliggere alla città, il Barbarossa chiese il parere delle città nord-italiane a lui rimaste fedeli, come Lodi, Cremona (da sempre nemica di Milano), Pavia e Novara. Queste, desiderose anch’esse di espandere i loro commerci senza che Milano si mettesse in mezzo, decisero per la distruzione della città.

L’imperatore ordinò dunque che Milano venisse incendiata, saccheggiata e distrutta quartiere per quartiere. Questo dimostrò alle altre città della Lombardia cosa sarebbe successo se avessero osato ribellarsi all’impero. Per rendere il messaggio più chiaro, il Barbarossa festeggiò portando a Lodi un gruppo di prigionieri milanesi vestiti a lutto, provenienti da ogni classe sociale: un’umiliazione che Milano non avrebbe dimenticato facilmente. Si sarebbe rifatta 14 anni dopo, con la famosa Battaglia di Legnano.

Bombardamenti di Milano del 1940-1945

ma-noi-ricostruiremo-milano-1943

I bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale, in particolare quelli del 1943, lasciarono una città distrutta e completamente cambiata. In questi giorni una mostra fotografica allestita all’interno delle Gallerie d’Italia, Ma noi ricostruiremoquesto post, ricorda proprio quell’anno drammatico, lasciandoci però anche un messaggio di speranza.
Abbiamo scritto della mostra in , ma vi consigliamo di rimanere aggiornati sul sito ufficiale delle Gallerie d’Italia.

Vanessa Maran

Web Content Editor – Graphic DesignerVedi profilo >

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