I due maggiori scultori del Neoclassicismo vengono messi a confronto dalle Gallerie d’Italia con una mostra che esalta la bellezza, gli amori e l’armonia degli ideali classici
Tutti noi conosciamo Antonio Canova, il maggior esponente del Neoclassicismo in Italia, mentre invece sappiamo di meno su Bertel Thorvaldsen, scultore danese che nella sua carriera inseguì gli stessi ideali dell’artista italiano, quella “nobile semplicità e quieta grandezza” esaltate dallo storico e archeologo Johann Winckelmann.
La mostra, che avevamo già segnalato, rimarrà esposta presso le Gallerie d’Italia fino a domenica 15 marzo.
Ad attirare l’attenzione del pubblico è prima di tutto il confronto delle Tre Grazie, soggetto affrontato sia da Canova che da Thorvaldsen. In effetti, nel corso della loro carriera, i due scultori hanno realizzato sculture con gli stessi soggetti, soprattutto mitologici.
La competizione tra Canova e Thorvaldsen cominciò quando entrambi aprirono i loro studi a Roma (Canova dal 1781, Thorvaldsen dal 1797), meta obbligata per coloro che erano affascinati dal mondo classico. Entrambi divennero praticamente degli idoli dell’epoca, tanto da avere dei musei dedicati esclusivamente a loro: il Museo Canova di Possagno (sua città natale) e il Museo Thorvaldsen di Copenaghen.
Per vent’anni i due scultori si sfidarono confrontandosi sugli stessi temi: non solo le Grazie, ma anche Amore e Psiche, Venere, Ebe e Ganimede, realizzando capolavori che esaltavano la bellezza immortale e la giovinezza, l’amore e l’irraggiungibile passato greco e romano.
La mostra si apre con la sala centrale dominata dalle due versioni delle Tre Grazie, cominciando in modo inaspettato con i “pezzi forte” dell’esposizione. Lo spazio permette di girare intorno alle sculture e di studiarne la composizione da ogni angolazione, osservando da vicino come sia quasi più la luce che il marmo a modellare i corpi delle tre divinità. Sta allo spettatore scegliere come interpretare questo confronto così diretto: se come un’esortazione a scegliere tra sé e sé la “scultura migliore” o un’occasione per apprezzare le differenze tra l’artista mediterraneo e quello nordico.
Intorno alla sala si aprono altre stanze, ognuna dedicata ad un tema specifico: si passa dai ritratti di Canova e Thorvaldsen alle personalità più note del Neoclassicismo italiano, dai coppieri divini Ebe e Ganimede agli omaggi di diversi artisti ai due scultori, senza contare le commissioni di Napoleone Bonaparte e di altri personaggi di spicco dell’epoca.
Probabilmente la mostra avrebbe potuto aggiungere maggior contesto, specialmente storico (ma quasi certamente questa mancanza viene colmata con una visita guidata), ma, oltre a presentare al pubblico opere di bellezza intramontabile, è certamente utile per comprende che, in Europa, il Neoclassicismo era una corrente a cui aderirono altri scultori all’epoca molto noti, oltre che al “nostro” Antonio Canova.