C’era una volta un campo di grano… sì ragazzi… qui c’è stato un campo di grano, una bellissima opera d’arte che la città di Milano ha potuto godere dalla semina (fatta da oltre 5.000 milanesi il 28 febbraio del 2015) fino alla mietitura (avvenuta il 9 luglio 2015!).
Ecco, si chiamava Wheatfield, il campo di grano di 50mila metri quadrati tra i grattacieli di Porta Nuova, un’opera d’arte ambientale dell’americana Agnes Denes, resa praticabile all’interno lungo un sentiero sterrato dove tanti ragazzini come voi scorrazzavano con le loro biciclette!
Il progetto “a termine”, in linea con il tema di Expo 2015 Nutrire il Pianeta, Energia per la Vita, ha riportato l’attenzione del pubblico su alcuni valori: la condivisione del cibo e dell’energia, la salvaguardia del territorio e dell’ambiente, la crescita sociale ed economica nel rispetto della qualità della vita degli individui e delle comunità.
Il giorno della mietitura tanti milanesi hanno partecipato indossando grandi cappelli di paglia per il gran sole e ora, del grano, ahimè, non c’è più traccia! Ma sappiate, piccoli amici, che ora il progetto continua perché qui, in questi 50.000 mq, è prevista la realizzazione di un giardino meraviglioso che darà a questi splendidi grattacieli un prezioso tappeto su cui appoggiarsi!
manoxmano, affinché resti nei cuori questa bellissima esperienza di “campagna in città” vuole raccontarvi qualcosa che vi aiuterà a non dimenticare la grande semina, le piccole piantine verdi, le grandi spighe e la mietitura finale… Vi raccontiamo una breve storia intanto che vi riposate:
La storia racconta di un piccolo chicco di grano che, insieme a tutti i suoi fratelli ed amici e parenti veniva trasportato nei sacchi di tela….ma ecco che da un piccolo buco del sacco, il piccolo chicco cade a terra e si ritrova solo sul selciato della strada in balìa di rumori e sensazioni a lui sconosciute. È da solo, impaurito e, ad aggravare tutto ciò, arrivò pure un grande uccello a catturare il povero chicco tra i suoi grandi artigli!
Il chicco, sempre più stranito, dopo aver strabuzzato gli occhi nel vedere la terra così dall’alto, diede un colpo di reni e riuscì a liberarsi e, librando nell’aria, ricadde a terra, sul morbido terreno. Si accovacciò sconsolato non sapendo dov’era, sempre più triste e sempre più solo, capendo benissimo di essere ormai troppo lontano dai suoi fratelli per poterli un giorno rincontrare!
Arrivò la sera e si addormentò. Alle prime luci del mattino si sentì coperto e protetto dal terreno e, anche se al buio, capì di essere al sicuro almeno da altri “mangiatori di chicchi”…. Passarono i giorni e il chicco, tutto preso dai suoi tristi pensieri , quasi non si accorse che iniziarono a spuntargli delle piccole cose sotto; come dei piccoli fili. Mentre era ancora intento a meravigliarsi della novità, quelle strane protuberanze cominciarono a muoversi nella terra, come animate da vita propria.
Spaventato, cercò di fermarle, ma quelle non gli diedero retta, e continuarono a penetrare la terra. D’improvviso un grande piacere sconvolse il piccolo chicco, che sentì fluire in sé la linfa, veicolata dalle radici fino alla parte più profonda del suo essere, quella che non sapeva di possedere. Un improvviso respiro gli gonfiò il corpo, frantumandogli l’armatura; e così il chicco si trovò libero, avvolto nel nero che lo sfiorava, inducendolo a crescere sempre più. Così, dal desiderio che provava, spuntarono le ali, che lo condussero fuori dal terreno, oltre la superficie del campo, su nel cielo. E sotto di sé, il chicco mai più triste, vide la sua trasformazione definitiva in fusto, foglie e poi spiga colma di chicchi come lui.
Ecco, quindi, ragazzi, senza tutta quella tristezza e senza tutta quella fatica e senza tutti quegli accadimenti il chicco non avrebbe sentito il respiro della terra che lo aveva spinto fin lassù e non avrebbe saputo che crescere significa provare paura e tristezza, ma anche amore, desiderio e piacere!